Domani 16 ottobre si celebra la “Giornata nazionale del cane guida”, un appuntamento nato nel 2006 per dare la giusta pubblicità al ruolo fondamentale di questi fedeli amici dell’uomo che non ci vede. Un ruolo nel quale tanti Pastori tedeschi, Labrador Retriever e Golden Retriever ogni giorno da ormai diversi decenni sono quotidianamente impegnati, restituendo senso e dignità alle vite di tante persone che altrimenti rischierebbero di cadere in un altro terribile buio, quello della disperazione.
Se le origini dell’utilizzo del cane come ausilio di mobilità per i non vedenti appaiono davvero remote – addirittura nel Paleolitico come sembrerebbero dimostrare dei disegni trovati in alcune grotte – i primi tentativi condotti secondo un metodo e una disciplina sistematica risalgono al 1780 all’Ospedale per Ciechi di Parigi, seguito poi da quello di Vienna e da centri svizzeri. Ma la vera svolta, come spesso è accaduto per le grandi innovazioni, è dovuta alla guerra, precisamente alla Prima guerra mondiale, in seguito alla quale tanti reduci tornarono a casa privi della vista. Infatti in Germania, nel 1920, 539 ex soldati rimasti ciechi ottengono di essere accompagnati da cani guida. Cani che, durante il conflitto, erano stati addestrati per mansioni belliche e poi “riconvertiti” ad uso civile in apposite scuole, tra cui quella di Potsdam! Nello stesso 1920 anche in Svizzera si fecero le prime prove di assegnazione di cani guida. Il momento dell’inizio di una diffusione davvero internazionale dell’uso dei cani guida però può essere fissato al 1927 e ad un articolo scritto da Dorothy Harrison Eustis, una svizzera proprietaria di un allevamento di cani, addestrati anche per impieghi militari. La signora elvetica infatti, dopo aver visitato proprio la Scuola di Postdam, scrive un articolo su questo nuovo uso del cane che attira l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e, in particolare di un giovane assicuratore americano, Morris Frank, che aveva perduto la vista dopo un grave incidente e che per lavorare dipendeva dalle bizze del suo accompagnatore: Morris contattò la signora Eustis affinché per addestrargli un cane guida. La risposta fu positiva e il risultato fu Morris implora Dorothy affinché addestri un cane, che lo liberi da ogni dipendenza dai suoi simili e lei, inizialmente restia, alla fine acconsente. Il risultato fu “Buddy”, il primo cane guida d’America, le cui gesta saranno poi oggetto di un libro di successo e anche di un documentario del 1951 di Owen Cramp, all’epoca sposato con una Fairbanks – grande famiglia di attori americani – e prodotto dalla Warner Bros, “The Seeing Eye – L’occhio che vede”, che conquistò anche una nomination all’Academy Award come miglior cortometraggio documentario.
Morris Frank e la signora Eustis fondarono all’inizio del 1929 la Scuola americana “Seeing Eye” (Occhio che vede), ancora oggi una delle più grandi al mondo. Contemporaneamente anche in altri paesi vengono create scuole di questo tipo. In Italia la prima scuola nasce a Scandicci, voluta fortemente dall’Unione Italiana Ciechi, che ne ebbe anche la gestione e la responsabilità fino al 1979, quando con il D.P.R. 616/1977 fu la Regione Toscana a prenderla in carico. Un’altra importante e storica scuola di cani guida fu il Centro Cani Guida Lions di Limbiate (Lombardia), sorto nel 1959 per iniziativa dell’ingegner Maurizio Galimberti, pilota da caccia durante la Seconda guerra e diventato cieco nel 1948 in seguito ad un incidente di volo.
Altre importanti scuole italiane sono:
la Scuola Triveneta cani guida di Padova;
il Centro regionale “Helen Keller” dell’Unione italiana ciechi di Messina;
l’Accademia cani guida “Mario Salzano Onlus” di Roma.
Il futuro? Nell’era dei telefonini, delle loro applicazioni e di altre “diavolerie” tecnologiche anche il cane per ciechi potrebbe già oggi essere sostituito per esempio da un servizio di telemedicina WIFI reso disponibile – a pagamento – sia in Inghilterra sia negli USA dalla “EyeBridge” e dalla “Visus Technology”. Si tratta di un sistema peraltro semplice per cui gli occhi di operatori per tutta la giornata indicano al non vedente tutto ciò che deve fare attraverso un auricolare bluetooth. Già, ma la vicinanza, la sicurezza e l’affetto che da un cane potranno essere sostituite da una voce dentro un auricolare, peraltro non disponibile ovunque (copertura del segnale, interruzioni, batterie scariche ecc.)?