Con la scomparsa di Lucio Abis, avvenuta stamane, possiamo senza dubbio dire che si chiude definitivamente un’epoca della politica oristanese, della quale il senatore DC è stato il grande protagonista e, se vogliamo, anche una sorta di simbolo e di paradigma, insieme all’on. Sandro Ghinami (classe 1923). Un’epoca in cui l’invincibile DC, la Balena bianca, “madre padrona”, faceva e disfaceva governi, giunte, finanze, economia, enti, carriere, ecc.; un’epoca di vacche grasse in cui peraltro la politica oristanese contava e parecchio a Cagliari e persino a Roma, e con essa la DC locale dei vari Alfredo Corrias prima, e poi Lucio Abis, Mario Puddu, Matteo Piredda, Pietro Riccio ecc.; un’epoca che vide la città e il suo territorio prima crescere fino all’elevazione al rango di Provincia e poi iniziare una lenta ma inesorabile discesa fino ad essere oggi, epoca di Seconda o forse Terza Repubblica, una delle aree più povere del Paese, senza presente e, si teme fortemente, senza futuro.
Nato nel 1926, Lucio Abis si dedicò giovanissimo alla politica, percorrendo una carriera importante quanto rapida nell’allora fortissima DC. Infatti, dopo esser diventato Sindaco di Villaurbana a 30 anni, subito dopo (1957) venne eletto consigliere regionale, primo dei suoi quattro mandati elettorali nel massimo consesso sardo. Fu sei volte assessore regionale, per poi diventare, caduta la Giunta Del Rio, Presidente della Regione, dal febbraio 1970 al dicembre dello stesso anno.
Nel 1972 si dimise dal Consiglio regionale per approdare al Senato, dove fu riconfermato fino al 1992. La sua lunga permanenza romana lo portò anche ad essere Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie nei due governi Spadolini, e per i Rapporti con il parlamento nel Fanfani V (1982-1983); sottosegretario al Tesoro nei governi Moro IV e V (1974-1976); sottosegretario al Bilancio nei governi Andreotti IV e V (1978-1979) e Cossiga I e II (1979-1980). Fu anche presidente della Commissione Bilancio del Senato e responsabile nazionale DC per i problemi economici.
Si è ritirato ufficialmente dalla politica nel 1994.
Dare giudizi con il senno di poi, richiederebbe un accurato lavoro da storici, ben al di là delle nostre limitatissime possibilità. Peraltro, benché temporalmente vicino, quello era un altro mondo, era un’altra Italia, era un’altra epoca, anche se si fa fatica a dire che era un’altra politica, anche perché la politica fondamentalmente non è mai cambiata nei suoi modi generali, nelle sue motivazioni, nelle sue articolazioni: ad essere cambiati sono i suoi attori, un po’ a tutti i livelli. Ora certamente Abis in quel mondo, in quell’Italia, in quella DC seppe farsi spazio, seppe farsi valere e comunque portò risultati davvero importanti, concreti, alla città ed al suo territorio. Se poi lo si paragona con gli attuali protagonisti della scena politica locale, è concretissimo il rischio di una forte nostalgia con tanto di lacrime. Ma bisogna, d’altro canto, non dimenticare che quel “mondo”, quell’Italia, quella DC il sen. Abis accettò e sempre e coerentemente giustificò, senza mai guardarli criticamente o, almeno, con distacco, senza mai coglierne i limiti, i rischi, i pericoli insiti, tra cui il principale forse fu proprio la trasformazione dei partiti in “macchine di potere” e la loro occupazione capillare e sistematica dello Stato, più o meno come nei regimi monopartitici, ai fini di una pura e semplice gestione in esclusiva di questo “Potere”, con tutte le conseguenze finanziarie, economiche, sociali e, se vogliamo anche “morali”, che oggi si pagano a carissimo prezzo. Una gestione del potere quasi fine a se stessa che ha privato il Paese di orizzonti progettuali precisi, di obiettivi da raggiungere, di nuova linfa ideologica e politica, condannandolo ai successivi ulivismi conservativi, “forzismi” fintamente liberali e all’attuale “renzismo” tanto eclettico quanto vuoto e sloganistico, senza possibilità alcuna di vere riforme strutturali, se non quelle utili ad ampliare ancor di più gli spazi appunto gestionali.
Abis fu insomma un bravo politico del suo tempo e quasi sicuramente lo sarebbe stato anche oggi almeno per tempra e capacità, qualità che in giro si vedono sempre meno.