“Rosa fresca aulentissima ch’appari inver’ la state/le donne ti disiano, pulzell’e maritate…”. Ve la ricordate? E il suo autore, il famoso quanto misterioso Cielo d’Alcamo o dal Camo? Si tratta, come ben sapete, di un componimento detto “contrasto”, tipico delle letterature medievali romanze, in pratica un dialogo tra un uomo e la sua “disiata”, che all’inizio disdegna il corteggiamento per poi dire “sì”. Recentemente una straordinaria scoperta da parte di un ricercatore, il professor Mandessievich, pare aver dato una luce davvero diversa a questo genere di poesia e, forse, segnato una svolta per tutta la letteratura degli inizi e, insieme, per la storia sarda e italiana. Lo studioso, esaminando un vecchio codice del Cinquecento, quasi casualmente si è imbattuto in uno strano componimento di settenari, per complessivi 160 versi, molti dei quali lacunosi. Tuttavia risulta salvo il senso generale di questo componimento. La forma infatti sembrerebbe essere affine proprio al “contrasto”, anche se lo scopritore sarebbe più orientato a definirla “rimpasto” o “impiastro”, a motivo degli argomenti, dei toni e del sovrapporsi spesso disordinato degli interventi dei due disputanti.
Ma forse l’aspetto più interessante è quello dell’attribuzione dell’opera poetica. Infatti a margine della pagina in basso a sinistra c’è una indicazione, evidentemente scritta dal redattore, con un nome: U[r]land[o] di Gui[do] Url[and]i di Gu[ido] Valenz[iano?]. Così almeno la legge il Professor Mandessievich. Non si sa esattamente chi fosse costui. Tuttavia qualche indicazione, seppur confusa, può essere tratta proprio dal testo. «Tu me no’ lasci vivere né sera né mattino!/Donna mi so’ di incarichi, d’àuro incassino:/se tant’avé donassemi quant’ave Saladino/e per aiunta quanto lo Soldano,/toccaremi no’ poteri a la mano». Così lei, decisa a non accettare. Ma accettare cosa? L’uomo più avanti insiste: «Cercat’aio Montiferru, Marghine e Planargìa,/Goceano, Mandrolisai, Genoa, Pisa, Baraberìa,/Trexenta, Cixerri e tutta Lombardìa./Donna non ci trovai tanto cortese:/per assissora tuo penzier me prese». La tenzone prosegue confusa fino a che: «Quello ‘ncarico non àbbero segretari né cunzilieri,/molto lo disirarono portavoce e tesorieri:/avere no’ nde pottero, gìronde molto fieri./Intendi bene che bole dicére:/dar million per in Giunta te abere»! Siamo dunque in Sardegna, forse proprio in epoca giudicale. E questo corteggiamento non è amoroso ma politico da parte di un qualche potente, forse un alto funzionario, nei confronti di una (quota) “rosa”, speriamo anche “fresca e aulentissima”. Stupefacente! Certo non è ben chiaro di che incarico o posto si tratti: infatti la parola “assissora” (latino adsessor, cioè “chi siede accanto“, quindi “collaboratore“, cfr. “assidere”) non trova precise corrispondenze tra gli incarichi conosciuti nelle varie realtà amministrative medievali. L’ipotesi affascinamnte è che possa essere stata addirittura una collaboratrice di Eleonora? Ma per far che?
A questo punto è venuta in soccorso “L’Unione sarda” di oggi. Infatti nella pagina dedicata ad Oristano, c’è un interessante articolo firmato da Valeria Pinna e dedicato a “Tutti i nomi del rimpasto“. All’inizio della quarta colonna si legge: “Al suo posto [di Scintu] potrebbe arrivare una donna. Il Sindaco … ha chiesto ai gruppi di maggioranza una serie di nomi al femminile. Ed è già partita la caccia al nome più giusto per il sesto assessorato“. Mei cojoni! Corsi e ricorsi storici? Se fosse vero, saremmo di fronte a una scoperta eccezionale, che confermerebbe quanto già alcuni, purtroppo inascoltati, avevano affermato: davvero Guido è l’erede dei Giudici!
PS: viene spontanea una domanda: si parla tanto di qualità della e nella politica. Evidentemente a Oristano questa “qualità” funziona o, come piaceva dire a un ex segretario PD, “viene declinata” in una maniera strana: prima si individuano le persone (da premiare?) e poi si cerca di dar loro incarichi adeguati o in cui quantomeno non possano sfigurare. Questo senza nessun progetto amministrativo tendente a individuare quei settori da rafforzare e/o migliorare (nel nostro caso, tutti!). In parole povere si tratta della solita tradizionale “sistemazione” di persone “vicine”, cosiddetta “a prescindere”!
W la politica! W la qualità! W Oristano!