IL “NUOVO” ANTIQUARIUM [ADRIANO SITZIA]

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Venerdì sera, si è svolta quella che pomposamente è stata presentata come “inaugurazione” del nuovo “Antiquarium Arborense”, il museo archeologico oristanese dedicato alcuni anni fa a Giuseppe Pau. L’inutile cerimonia ha visto protagonista il vulcanico Sindaco di Oristano – e futuro presidente di Rete urbana! – GT. Tendas ha tagliato il nastro con l’ex primo cittadino Pietro Arca, il quale inaugurò la struttura del Palazzo Parpaglia nell’ormai lontano 1992. Assenti invece sono risultati gli annunciati Claudia Firino, assessore regionale alla cultura, e Marco Minoja, soprintendente archeologo della Sardegna.
Visitando questo “nuovo” Antiquarium si è rimasti colpiti dalla sua notevole somiglianza con il vecchio Antiquarium. Infatti di grandi novità se ne sono viste proprio poche, mentre per quanto riguarda la fruizione dei pur numerosi ed interessanti reperti in una struttura angusta, scomoda ed inadatta allo scopo, poco è cambiato. Del resto i lavori nell’ex scuola media – interventi nella copertura e nell’impiantistica, climatizzazione,  eliminazione di alcune barriere architettoniche – poco avrebbero potuto aggiungere alle caratteristiche delle esposizioni. Da questo punto di vista l’unica vistosa novità sono un paio di postazioni multimediali, dove è visibile un interessante documentario, realizzato dall’azienda oristanese ConsulMedia, su Efisio Pischedda, l’avvocato archeologo-antiquario oristanese, la cui raccolta, acquisita dal podestà Lugas nel 1938, costituisce il nucleo principale del Museo, e sull’archeologia sarda, europea e mediterranea nell’8-900. A questo interessante tema è stata dedicata anche un’intera sala del primo piano, significativamente intitolata “La famiglia dell’antiquario”, dove sono custoditi documenti bibliografici ed epistolari di più o meno illustri protagonisti della ricerca archeologica sarda, italiana ed europea di quei due secoli: il canonico Spano, Gaetano Cara, l’Angius, il Lamarmora, Schliemann, Evans, Orsi, Ducati, il nostro Lilliu, fondatore dell’archeologia sarda, che precedono le teche destinate allo stesso Pischedda. L’Antiquarium Arborense – vale la pena ricordarlo – è uno dei più antichi musei sardi ed anche uno dei più ricchi di reperti. Infatti soltanto dalle collezioni ottenute da privati cittadini (oltre a Pischedda, Pau, Sanna Delogu, Carta, Cominacini ecc.), provengono oltre 10.000 pezzi! Come ha ricordato il professor Raimondo Zucca, docente a Sassari e curatore dell’Antiquarium, l’idea di un museo archeologico a Oristano si trova già in una lettera di Giovanni Spano datata addirittura 1850 e indirizzata all’allora primo cittadino Giuseppe Corrias. Una istituzione così gloriosa e importante dunque meriterebbe certamente una sede più adatta. Nell’attesa la speranza è quella di assistere quanto prima a “inaugurazioni” almeno di mostre o eventi degni di essere “inaugurati”.