Non è certo facile definire in poche righe il “personaggio” Pannella. Politico di lungo corso e di grande fiuto, eterna fenice capace di rinascere occupando da par suo tutti quegli spazi – scomodi, angusti – che nessun altro voleva, o sottoscrivendo accordi con chi il giorno prima aveva combattuto. Provocatore istrionico e irriverente. Oratore torrenziale e fantasioso, ma anche ridondante parolaio. Caposcuola di diverse generazioni di politici “di carriera”, bravi a scappare dal collegio “Pannella” alla prima buona occasione. Laico mangiapreti la mattina, un po’ meno quando s’è fatta sera. Liberal-radicale americanofilo ma anche acrobata sinistroide ecc. ecc. Quante cose! Sicuramente però Giacinto Marco Pannella non era uno di quei – tanti – vampiri, che popolano la nostra nottambula politica, nonostante spesso si sia esposto – coraggiosamente – in loro difesa. E’ stato infatti un raro esempio di politico che s’è sempre battuto per ciò in cui credeva. Ed è stato un raro esempio di politico da patti chiari, scritti e firmati alla luce del sole!
Del resto Pannella – e con lui i radicali storici – aveva perfettamente individuato il vero problema della incompiuta democrazia italiana: non certo le vane, retoriche, oratoriane “questioni morali”, utili soltanto per conquistare facili applausi assembleari, ma la “partitocrazia”, termine che, pur non di suo “conio”, attraverso lui è entrato nel nostro patrimonio lessicale per indicare quell’invadenza incontrollata e famelica dei partiti sia nelle istituzioni, sia in tutti quei settori della società in grado di produrre consenso e, insieme, di distribuire … “dividendi”. Da qui i suoi referendum ma anche quel tentativo – a dire il vero un po’ confuso e comunque fallimentare – di superare la forma partito, sostituendola con aggregazioni personalistiche da comitato elettorale. Purtroppo poi altri hanno trasformato quella che avrebbe dovuto essere una battaglia per riportare i partiti dentro il loro recinto nella attuale, vuota, primitiva e pericolosa antipolitica.
Se la biografia di Pannella è montagna difficile di scalare, invece molto più facile è dire che cosa ha significato, per molti di noi, il politico abruzzese e con lui il mondo radicale e la sua storica radio, nata sul calare del 1975 a Roma, primo vero strumento in Italia di informazione “parallela”, schierata ma aperta e pluralista, accessibile a tutti. Attraverso i Radicali, il loro modo “originale”, “unico” di presentarsi, e tramite la loro emittente abbiamo potuto leggere la politica a trecentosessanta gradi, iniziando dalle sedute parlamentari; abbiamo potuto affrontare temi ignorati dalla politica ufficiale eppure importanti; abbiamo avuto l’occasione di uscire dai soliti schematismi in cui un’Italia “conservatrice” a destra come a sinistra ci faceva crescere, aggiornando i nostri orizzonti, soprattutto quando erano troppo angusti e “periferici”. E soprattutto abbiamo avuto possibilità, occasione di “capire”. Di capire di più e meglio. Non a caso il moto di Radio Radicale è “conoscere per deliberare”. Una frase questa che, secondo me, dovrebbe essere scritta a caratteri cubitali sia nelle assemblee legislative e civiche, sia davanti ai seggi elettorali!!!
Ecco, anche soltanto per questo fondamentale lavoro “culturale” mi sento di dire con illimitata sincerità: “Grazie Marco”!!!