Una sala stracolma di cittadini imbufaliti ha fatto da contorno ieri sera alla presentazione da parte di Giorgio Vargiu, segretario regionale di Adiconsum, delle iniziative che questa associazione intende portare avanti sempre contro Abbanoa, “che ormai – ha dichiarato Vargiu – sta diventando la nostra quasi unica controparte, con tutto quello che ha combinato e combina ogni giorno contro cittadini e imprese”. La riunione, trasmessa via streaming nella pagina facebook di Adiconsum Sardegna, era incentrata sull’ultima trovata acchiappasoldi di Abbanoa, i cosiddetti “Conguagli regolatori”. Di cosa si tratta? In pratica – ha spiegato Vargiu – una trovata per trasformare in contanti la gentile concessione dell’allora ATO, oggi EGAS (l’ente politico – badate bene a questo aggettivo! – che governa l’ambito unico della Sardegna), che, di fronte alla richiesta di Abbanoa di recuperare retroattivamente il disavanzo tra spese sostenute e incassi nel periodo 2005-2011, quantificato in 232 milioni di euro, gliene concesse meno della metà: 106.713.665,37, cioè l’esatto l’ammontare che l’affascinante creatura del centrosinistra soriano vuole ora prendersi. Peraltro tale disavanzo non fu dovuto solo alle spese sostenute, ma soprattutto a mancate bollettazioni, figlie di un’organizzazione aziendale quanto meno imperfetta.
L’operazione “Conguagli regolatori” inizia nel 2014 a Cagliari e Sassari, provocando subito la reazione delle associazioni dei consumatori, che, opportunamente intervenute, costrinsero Abbanoa a bloccare l’attuazione. A bloccarla non certo a cancellarla. E infatti, calmatesi le acque e dopo una lubrificante campagna pubblicitaria e “informativa”, ecco nuovamente le famigerate bollette di conguaglio, che – come ha ricordato Vargiu – non sono certo personalizzate, cioè calcolate sugli effettivi consumi di ciascuna utenza sulla base della fascia e categoria di appartenenza, ma sono “forfaitarie” e per di più mandate a tutte le utenze attive nel 2012. Cioè? Cioè, chi nel 2011 s’è cancellato non riceverà niente, pur avendo consumato, mentre invece chi è diventato utente solo nel 2012 riceverà la sua bella bolletta per ciò che non ha mai consumato!
Da notare che questo “conguaglio regolatore” arriverà a tutte le 700000 utenze sarde, senza distinzione di classe, privati cittadini, attività economiche, e anche amministrazioni ed enti locali. Compreso dunque il Comune di Oristano, il cui Sindaco, sempre ligio alle disposizioni dei suoi capi politici, continua a confondere s’Abbanoa con s’abba santa – non a caso appena è stato pronunciato il nome GT, fischi e urla hanno riempito la sala! – dovrà pagare una probabilmente salatissima bolletta (altri soldi degli Oristanesi destinati ad Abbanoa). Il Comune non il Sindaco!
Ma perché Abbanoa è alla perenne ricerca di money? Vargiu è stato fin troppo chiaro: per il gigantesco “rosso” nei suoi conti. “Siamo nell’ordine di un miliardo di euro – ha ricordato Vargiu – cioè più o meno lo stesso passivo che aveva Alitalia ai tempi dei capitani coraggiosi!”. Si tratta indubbiamente di uno sproposito, le cui cause peraltro non sono neppure chiare, essendo i conti dell’azienda poco accessibili.
Che fare? Vargiu ha fatto appello ai cittadini di sospendere il pagamento, sulla base del principio di precauzione, inviando ad Abbanoa un reclamo, il cui modulo sarà disponibile a giorni nelle sedi Adiconsum e su internet (pagina facebook di Adiconsum), portandone contestualmente una copia alla stessa Adiconsum così da far partire una causa collettiva territoriale. Perché non bisogna pagare? Perché se si paga si riconosce il debito e dunque si finisce in prescrizione.
Inoltre il segretario di Adiconsum ha preannunciato tutta una serie di azioni giudiziarie e politiche. In particolare si vuole spingere la Regione a dare nuovi indirizzi gestionali, che capovolgano l’attuale modus operandi di questa azienda, cominciando con la sostituzione dei suoi vertici. Ma, secondo Vargiu, sarebbe necessario che il Consiglio regionale stesso avviasse un’azione conoscitiva sulla fallimentare gestione e sui disastrosi conti di Abbanoa, attraverso una propria commissione d’inchiesta.
Ci sia concessa qualche riflessione conclusiva, partendo da una domanda: come mai la “gente” si sveglia soltanto quando sente i polpastrelli toccarle le tasche? Una domanda ancor più valida oggi, nel pieno della bagarre sulla riforma della Costituzione, allorché ci si sente persino rispondere: “Ma che ce frega a noi della Costituzione! Abbiamo altro a cui pensare!”. Eppure anche comportamenti come questo di Abbanoa, peraltro sempre più frequenti, non sono frutto del caso! Pensiamoci!
Altro rilievo: ma Abbanoa di chi è? La risposta è molto semplice:
http://www.abbanoa.it/compagine-sociale
Il maggior azionista è di gran lunga la Regione (68 %), seguito da quasi tutti i Comuni sardi (Oristano non c’è, con grande rammarico di GT), più o meno in proporzione all’importanza e al numero degli abitanti (Cagliari, 6 %; Sassari 5; Nuoro – ma no!? – 1,5 %; Olbia 1,04; Carbonia 0,8 %; ma Alghero solo 0,35, Quartu 0,5, Iglesias 0,2). Domanda: e la politica che fa? Permette a questa sua società di fare ciò che vuole contro i cittadini? La Regione, il suo Presidente, l’assessore (in)competente? Solo ricapitalizzazioni da 100 e passa milioni, ricapitalizzazioni per fortuna oggi vietate dall’UE? E l’EGAS, guidato da Nicola Sanna, Sindaco di Sassari, che denuncia Abbanoa (in qualità di Sindaco o come presidente dell’EGAS)? E GT, che siede nel comitato direttivo dell’EGAS? Ah, scusate, GT è un caso a se stante!
Altro quesito: si parla tanto di razionalizzazione delle società partecipate delle Amministrazioni pubbliche, in particolare dei Comuni. Ecco, da questo punto di vista, Abbanoa che cos’è? E come si può “partecipare” ad una società con un rosso di un miliardo di euro?
Ancora: come mai una società in una situazione contabile così precaria, è ancora operativa? E chi ne risanerà i conti? E come farà? Spremendo i soliti limoni?
In più: come mai, pur esistendo sentenze che fanno giurisprudenza, come la 4301/2008 del Consiglio di Stato in tema di “irretroattività degli atti amministrativi”, si può “tranquillamente” fare come se queste non esistessero e nel silenzio più totale, compreso quello di chi – politico – dovrebbe tutelare gli interessi della collettività, ma anche di chi dovrebbe informare? Dov’è la “certezza del diritto”? Ecc. ecc. ecc. ecc.
Infine – immancabile – una battuta sulla politica oristanese, che tra meno di un anno sarà nuovamente in azione con simboli, liste e centinaia di candidati. Domanda: ma oggi dov’è? Che fine ha fatto? Solo un po’ di (inutile) fuoco di paglia in Consiglio comunale e quattro firme raccolte? Poi?
Dimentichiamoci per un attimo del nostro caro Sindaco – ripetiamo: è un caso a se stante – gli onorevoli regionali? Zitti? Muti? E il deputato filosofo? Sui problemi della città e del territorio che, comunque, le ha garantito due legislature, non ha mai niente da dire? E i (simulacri di) partiti rimasti? A proposito di partiti: il PD oristanese, così attivo in occasione del referendum antitrivelle, su Abbanoa non dice niente? Magari anche soltanto una parolina, una sola sul costo dell’acqua, quintuplicatosi nel giro di 10 anni?
Nell’attesa di queste salmodie consolatrici e dell’apertura delle “case dell’acqua” di noioriana memoria, “pace e bene” a tutti!