Qualche tempo fa, nel corso di una seduta di Consiglio comunale, un rappresentante della minoranza, già assessore, a proposito di alcune incompiute usò la definizione di “opere sfortunate”. Una formula appropriata questa in quanto comprensiva dei tanti “imprevisti” – tecnici, politici, finanziari ecc. -, anche di quelli prevedibili, che possono compromettere il taglio del nastro di un restauro o di una nuova realizzazione. Una definizione che ad Oristano s’attaglia – purtroppo! – a diverse opere, forse troppe.
Alcune settimane fa ecco l’annuncio dell’ennesimo intervento – stavolta alla cupola – che interesserà una di queste “opere sfortunate”: il bello e importante Palazzo Arcais sulla “via Dritta”. Il nome di questo edificio tardo settecentesco ci riporta a colui che lo fece realizzare, e cioè Don Damiano Nurra Conca, insignito del titolo di Marchese d’Arcais da Carlo Emanuele III, nel 1767. Arcais è il toponimo di due peschiere, che il nobiluomo possedeva in territorio di Zerfaliu. Probabilmente già il padre di Don Damiano, Francesco Maria Nurra, cavaliere dello stesso Carlo Emanuele III, aveva avuto in animo di realizzare una dimora degna dell’importanza -e della ricchezza – raggiunta dalla sua famiglia. Il progetto viene attribuito al celebre architetto piemontese Giuseppe Viana. Ingegnere militare inviato in Sardegna nel 1771, Regio Misuratore, nei suoi 13 anni di permanenza (rientrò in Piemonte nel 1784) Viana lavorò a molte realizzazioni o interventi di modifica, a Cagliari (l’ex Seminario tridentino, N. S. di Bonaria, forse Sant’Anna, almeno secondo l’attribuzione del Naitza), Carloforte e, soprattutto, Oristano, dove progettò il grande complesso conventuale dei Carmelitani (1776 – 1785), proprio su commissione del Marchese Nurra. Quest’opera e, in particolare, la bella Chiesa del Carmine, definita da Maltese, un vero gioiello del rococò italiano, diede al Viana il titolo di Architetto Regio da parte del Collegio degli Edili di Torino. Ed è proprio il rapporto tra il tecnico sabaudo e il Marchese oristanese che rende molto probabile – insieme ad alcune peculiarità architettoniche – l’attribuzione al primo anche del palazzo gentilizio di via Umberto, risalente più o meno allo stesso periodo.
Il Palazzo Arcais è una sobria quanto elegante costruzione su tre piani sovrastati da una cupola-lanterna coperta da belle maioliche policrome. Nel cosiddetto piano nobile spiccano quattro eleganti balconcini semicircolari chiusi da raffinati parapetti in ferro battuto: tutte le aperture sulla via Umberto appaiono incorniciate da modanature in pietra trachitica rosa. L’ingresso principale è sormontato da un oculo ottagonale, che illumina l’atrio. La facciata è intonacata.
L’interno – si contano almeno 30 tra sale e stanze oltre a diversi locali accessori – ha come elemento fondamentale lo scalone che, dall’ampio atrio, conduce ai piani superiori, stupendamente illuminato dall’alto.
Ampio lo spazio aperto posteriore che da sulla Piazza Corrias.
Il palazzo, ereditato dal nipote del Nurra, Don Francesco Flores, passato al generale Poddighe e, dopo, ai Siviero, nel 1983 è stato acquisito dalla Provincia, che ne ha curato il (lungo) recupero, per farne la propria sede di rappresentanza. Ad oggi invece l’edificio non ha ancora una sua destinazione, a parte il sempre futuro museo giudicale (progetto rinviato di anno in anno, e che rischia di nascere – se nascerà – già vecchio), per cui è stato ed è costantemente chiuso al pubblico, con l’eccezione di qualche sporadica mostra (ceramiche, vini ecc.). Invece sarebbe il momento di sfruttarne appieno le potenzialità, certo come sede espositiva ma anche attraverso un uso polivalente, che lo metta a disposizione della città per farne suo cuore pulsante.
Intanto la città attende la ripresa del lavori anche all’ex Distretto. Con grande clamore l’autunno scorso era stato annunciato un cospicuo stanziamento da parte dei Beni culturali. Tuttavia ad oggi non s’è visto ancora nulla! E poi c’è l’ex carcere e l’adiacente piazza, il Foro Boario, il Palazzo Paderi, il Teatro Garau, la Torre di San Cristoforo, …