Il teatrino della politica oristanese ieri, di fronte a poco pubblico e ai soliti annoiati Evangelisti, ha ospitato l’ennesimo atto della tragicommedia in salsa shakespeariana “Little King”. Il personaggio principale è sempre l’ormai ben noto GT, da cinque anni – non dimentichiamoci le sfortunate primarie da lui vinte senza veri avversari!!! – indiscusso protagonista della disastrata scena politica oristanese, dove fa il bello e il cattivo tempo, salvo ridursi a mera comparsa una volta superato il perimetro urbano. Le sue pose da duro, il suo acescente cipiglio, i suoi confusi proclami insieme a quell’accrocco di seudo-coalizione, che, con sempre meno entusiasmo, lo sta seguendo fino all’inevitabile conclusione, sono state il pane quotidiano della scarna cronaca politica locale, dove invece i gravissimi problemi dell’ex capitale giudicale raramente trovano il loro giusto spazio. D’altronde se non si trova presto una cura a quell’acromatopsia che ci affligge, il destino di Oristano appare – purtroppo! – segnato.
“Signor Sindaco, lei sta vendendosi le mutande! Però non le sue, peccato! Sta vendendo le nostre!!!”, ha tuonato ieri Giuliano Uras, relativamente alla messa all’asta – l’ennesima – dell’area dell’ex mercato all’ingrosso. Ma “Noi vi vendiamo pure le mutande” rischia di essere l’efficacissimo slogan del Centrosinistra anche per le prossime Comunali, se lo stesso Centrosinistra, se il PD non cambia radicalmente, non “rovescia la scatola” dotandosi di un vero progetto politico locale, di un programma concreto e serio, di una classe dirigente all’altezza. Gli uomini nel PD ci sono, anche se sono stati marginalizzati quando non costretti ad andarsene. E’ il dramma di un partito che, per usare un’espressione già diventata luogo comune, è democratico solo di nome. Le molte primarie “addomesticate”, tra cui anche quella del trionfo di Little King, ne sono un esempio. Un partito, il PD, che in città non ha segretario, che non ha segretario regionale, e che, soprattutto, rischia di non aver più una base! Un partito che, nei suoi leader regionali, si impegna a sostenere il “SI’” al referendum costituzionale, pur consapevole che alcune parti della Riforma Boschi “rischiano” seriamente di togliere alla Sardegna pure quella parvenza di autonomia che ancora ha! Altro che partito federato con quello nazionale!!!
Adesso però bisogna guardare avanti. Bisogna andare oltre! Oltre questa Amministrazione, oltre GT, che comunque vada, appartiene già al passato e, purtroppo, alla stessa storia della città! Ovviamente in buona compagnia, beato lui! Bisogna andare oltre, ma imparando dagli errori fatti e dalle loro nefaste conseguenze. In questi due decenni di Seconda Repubblica la politica, grazie soprattutto ad alcune riforme peggiorative del sistema, è diventata un … caos. Il populismo la fa da padrone, con Masanielli delle più diverse specie pronti a fare bau bau ogniqualvolta un microfono passi a dieci centimetri dalle loro avide bocche. Ragionamenti? Ah, non servono, ci vuole la battuta pronta, la minchiata ad effetto! E che dire delle decine di simboli, di sigle, di liste, di listine, che affollano le nostre schede elettorali? Un fottio di proposte politiche, tutte belle colorate, sgargianti, natalizie che sembra di stare tra gli scaffali di un ipermercato a dicembre. Non ti viene data la possibilità di conoscerle, di carpirne i contenuti, di valutare le persone che te le propongono, di leggerne la scadenza o la provenienza! Sei distratto. Vieni sviato da tutte queste luci e parole, ma anche dalle tue preoccupazioni, dalle tue paure vere ed indotte, da quel sentirsi soli ed indifesi di fronte ad un mondo, come direbbero i bambini, “brutto brutto”! La politica è solo numeri (alla ca***), sondaggi, slide, spot, manifesti e scenografia. I contenuti? Fidatevi di noi! Ci pensiamo noi, non preoccupatevi! Vado … l’ammazzo e torno!
L’approdo finale di questa rotta non potrà che essere una democrazia data in appalto, messa a gara, proprio come le nostre proprietà comunali!
Dunque dobbiamo tornare … indietro. Sì proprio così. E’ paradossale, lo so, ma per guardare avanti bisogna davvero tornare indietro: tornare ad una politica dove si confrontino nuovamente diverse visioni per quanto riguarda l’organizzazione dello Stato, i sistemi di governo, l’economia, la stessa società, i diritti. Ad una politica che al giudizio dei cittadini porti queste visioni con i conseguenti programmi, e non gli effetti speciali, Roma 2024 o i ponti sugli stretti. Ad una politica che voglia e sappia riportare il cittadino dentro le istituzioni, da protagonista e con la sua fattiva partecipazione fin dalla scuola. Ad una politica che restituisca credibilità ai suoi organismi, alle sue assemblee elettive e, insieme, linfa vitale ai partiti, rilanciandone il ruolo fondamentale, oggi perduto e dimenticato.
Allora se è vero quanto ha ieri affermato Salvatore Ledda, che questo territorio “ha un’autonomia, un’indipendenza”, che “qui c’è gente che pensa, in maniera autonoma rispetto ai cagliaritani e ai sassaresi”, che “qui ci sono – addirittura!!! – teste pensanti”, beh, questo è il momento di dimostrarlo! Cominciamo dalle prossime Comunali: pochi progetti politici veri, credibili, concreti; poche liste davvero rappresentative di tali progetti; candidati a Sindaco, scelti con i cittadini e in grado di incarnare i progetti di cui saranno decisivi artefici.
“I ciechi conducono i ciechi. E’ il sistema democratico”, affermò un famoso scrittore. Beh, è così solo quando noi, chiudendoci a guardare il cielo nella nostra stanza, lasciamo che sia così. La libertà è una possibilità di essere migliori: impegniamoci acciocché da possibilità diventi certezza!