SVEGLIATI ORISTANO, AJO! [ADRIANO SITZIA]

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Con scadenza ormai periodica la stampa locale aggiorna l’elenco dei pretendenti – veri o presunti – alla carica di Sindaco. Un elenco che, con il passare del tempo, s’è fatto sempre più lungo: mai come stavolta infatti, la rosa di nomi è apparsa così “affollata” di petali! Questo è il chiaro sintomo di una situazione molto difficile e, insieme, di una evidente, diffusa quanto confusa insoddisfazione nei confronti di chi – partiti, coalizioni e, forse, uomini – finora ha guidato – oggettivamente male! – la città e il territorio. Ma c’è di più: c’è che i brutti modelli di amministratore offerti dalla politichetta locale stanno portando tante persone a pensare che “su Sindigu come l’ha fatto GT du pozzu fai deu puru, anzi molto meglio!”. Probabilmente anche lo stesso GT ha ragionato in questo modo riguardo ai suoi predecessori, quando – ahimè! – ha deciso di salire sulla sedia gestatoria delle primarie per farsi trasportare dai “compagni” fino agli Scolopi al canto di “Bella Ciao!”. Oggi di tutto ciò è rimasto soltanto un mesto “ciao!!!”.
Ma amministrare una città, un ente, una struttura complessa non è sinonimo di “buon padre di famiglia” o altre amenità del genere. Amministrare un città dovrebbe essere sinonimo di preparazione, studio, conoscenza teorica e diretta, passione e capacità politiche, e – consentitemelo – anche fantasia e ambizione: ambizione di crescere con la propria comunità in vista di traguardi più alti, più importanti. Anche sotto tale punto di vista la politica oristanese purtoppo è mancata: troppi pensionati hanno fatto il Sindaco, a troppe persone nella loro parabola discendente è stato concesso questo premio alla carriera!
Tutto ciò però non basta! Anzi manca proprio la componente fondamentale: infatti un Sindaco, così come un Governatore (sic!) o, ancor di più, un Premier, e la loro squadra non possono avere gambe forti se non sono sorretti da un solido, concreto scheletro progettuale politico e di governo. Continuare a pensare, come troppi fanno, che le sorti di una comunità o, addirittura,  di uno Stato debbano essere determinate solo dalla biografia, dalle (presunte) qualità individuali e dalla buona stella di chi li guida, è l’anticamera del baratro. Evidentemente la tragica lezione novecentesca è stata molto presto dimenticata, a favore di una sempre più “occidentale”, superficiale, frenetica ricerca di improbabili leader, i quali, dietro vuoti slogan, hanno puntualmente nascosto soltanto italiche velleità di potere in un crescendo di eclettismo populistico senza freni inibitori. Così ecco comparire il “rivoluzionario liberale”, contrastato dal manicheo moralista e poi da diversi botanici socialcattodemocratici; ecco ancora i finti federalisti di Pontida battersi col “tosco rottamatore” postbolscevico! Ecco in Sardegna un imprenditore di successo indossare istimentos di fustagno e propinarci un cocktail a base di filu e ferru, kennedismo e peronismo. Ecco infine archeologi prestati alla politica mettersi a cercare il Santo Graal. Alla fine pare che lo abbiano trovato, esattamente in una particolare Zona, molto impervia e perciò ancora inesplorata e selvaggia, detta Franca.
E Oristano? Qui, a parte quel famoso segretario che decise di rovesciare la scatola per svuotare definitivamente il suo partito dai militanti, è sorta la stella polare di GT, il nostro piccolo Soru. Come si dice: i risultati sono sotto gli occhi di tutti!
Nel frattempo le ideologie mestamente tramontano, sommerse dalla praticaccia qualunquista, e quasi senza lasciare né traccia né nostalgie. Nel frattempo i vecchi, logori partiti hanno lasciato il campo a formazioni politiche farlocche, arcipelaghi di comitati elettorali, buoni per raggiungere i quorum ed eleggere i capi. Nel frattempo si fanno riforme costituzionali, elettorali e leggi, per restringere sempre di più il perimetro della democrazia e dei diritti, in nome dell’efficientismo ragionieristico e verticistico, noto come “c’è lo chiede l’Europa”! Insomma la politica si sta trasformando in un arido deserto ideale e intellettuale.
Forse a tutto ciò si riferiva poche sere fa Filippo Martinez, ennesimo candidato a Sindaco, parlando di Oristano come laboratorio politico, dove sperimentare forme di vera democrazia, di democrazia ateniese. In realtà il suo “progetto” a molti è parso confusamente velleitario, seppure meritevole di attenzione. Io, da parte mia, lo leggo e lo prendo innanzitutto come stimolo per ridare ossigeno alla politica, guardando certo a modelli classici, come Atene, ma soprattutto alla nostra realtà, la cui condizione di estrema difficoltà economica e sociale, di nuova emigrazione, di forti ritardi un po’ in tutto, e, soprattutto, di scarse attenzioni da parte di chi invece dovrebbe promuovere lo sviluppo, ci indica senza dubbio la via: dobbiamo voler camminare con le nostre gambe, diventare noi finalmente soggetti politici e non oggetti. E con essa sviluppare in tale convinto identitarismo, autenticamente riformatore, anche nuove visioni economiche, sociali, programmatiche, in grado di leggere, interpretare e almeno tentare di governare le novità, a volte positive ma sovente negative, che la modernità, il “progresso”, la globalizzazione ci offrono a getto continuo.  Questa, secondo me, è la direzione, l’unica possibile verso cui una vera politica oristanese – e sarda – deve andare. E’ un percorso lungo e faticoso, lo so. Ma se mai si inizia ….
Cominciamo dunque subito, senza più esitare, dalle prossime Comunali!