Folla delle grandi occasioni ieri pomeriggio al Chiostro del Carmine, sede attuale dell’Università oristanese. Molti studenti, qualche cittadino, e tanti politici o ex politici, tra cui anche qualche onorevole. Spiccava la presenza massiccia delle truppe di via Canepa 58/60, con tanto di consiglieri regionali, consiglieri comunali, dirigenti locali e, ovviamente lui, l’ineffabile Sindaco GT, che non ha potuto esimersi dal far sentire la sua pavarottiana voce. Mancava, è vero, l’onorevole – o onorevola? – Pes, impegnata in quel di Monte Citorio a salvare il mondo, e comunque sostituita nell’occasione dalla sua longa manus oristanese. Del resto niente di strano dal momento che la nostra politica fa del presenzialismo una delle sue principali vitamine.
Ma stavolta l’occasione era di quelle speciali: infatti il match tra il presidente del Consorzio UNO Gian Valerio Sanna e il commissario della Provincia Massimo Torrente, per lo spessore e l’esperienza dei contendenti, prometteva spettacolo ed emozioni. In più, alle solite malelingue è venuto da pensare che questo non fosse altro se non l’ennesimo fatto d’arme di quel conflitto che dal 2012 contrappone lo stesso Sanna (ex assessore e consigliere regionale) al Partito Democratico, nel quale fino alla vigilia delle Regionali 2014 ancora militava. Una guerra questa combattuta senza esclusione di colpi e che ha visto il PD estromettere via via l’ingegnere originario di Abbasanta da ogni incarico e, soprattutto, da tutte le possibilità di averne! Niente parlamento, niente Consiglio regionale, e, da ultimo, niente AREA (se non, ovviamente, come dipendente)! Da parte sua Sanna non ha mai mancato di criticare pesantemente il suo ex partito, tentando nel contempo di mantenere una sua presenza e visibilità in tutti quegli spazi, che il PD non poteva adeguatamente “presidiare”: il Comune di Abbasanta e la stessa presidenza del Consorzio UNO, nonostante il tentativo ostante di GT. E l’uscita pubblica così clamorosa di Sanna proprio a pochi mesi dalle Comunali di Oristano potrebbe perfino confermare tale lettura.
In realtà la faccenda dello scontro tra Consorzio universitario e Provincia va ben al di là di una mera disputa politica, soprattutto per una città, come la nostra, desolatamente adagiata in una lunga crisi, non soltanto economica ma proprio d’identità, e sempre più periferia persino nella stessa Sardegna targata CA. A Oristano, insomma, l’Università gioca un ruolo vitale. Con i suoi 800 iscritti, tra cui 203 “matricole”, con i suoi 1020 laureati in vent’anni, il nostro ateneo rappresenta l’unico vero presidio scientifico-culturale del territorio, che permette, soprattutto a chi non può andarsene, di accedere ad un decente percorso formativo; l’unico istituto in grado di dare speranza di lavoro e di un dignitoso futuro a molti nostri giovani – lo ha ricordato Gian Valerio Sanna – altrimenti costretti ad arrangiarsi con le poche occasioni disponibili in loco; l’unico capace di attrarre persone da fuori, immettendo nuova linfa nell’altrimenti anemica realtà oristanese. Ecco perché non può essere perduto! E non può essere perduto per un “affitto”!
Ma veniamo al motivo del contendere. Nel 2015 la Provincia di Oristano viene “ibernata” e affidata ad un Commissario di nomina regionale (maggioranza di Centrosinistra a guida Pigliaru) in attesa degli eventi. Il Commissario, dott. Torrente, arriva e si trova a gestire una situazione quanto mai difficile e complessa, con le casse vuote e con trasferimenti sempre più risicati. Deve dunque trovare risorse. Nell’eredità lasciatagli dall’ultima Giunta (Centrodestra, presidente De Seneen), c’è anche il riordino delle partecipazioni dell’Ente in seguito alla nuova normativa nazionale in materia, assai stringente. Per quanto riguarda il Consorzio UNO, di cui la Provincia è socio fondatore, nella delibera si prevede, con l’obiettivo del contenimento dei costi, di non contribuire più con proprie risorse, ma anzi di ottenerne. Ma come? Semplice: facendo pagare un canone di locazione per l’utilizzo del Carmine. E qui subito la faccenda si complica, sia perché la Provincia è socio fondatore, sia perché c’è una profonda discordanza tra le due parti nell’interpretazione dell’atto costitutivo e dello stesso statuto del Consorzio. Infatti, secondo Sanna, la lettura delle carte dal 1995 ad oggi ci dice che: la sede del Consorzio UNO è sita in via Mattei, cioè presso la stessa Provincia; che la Provincia si era impegnata a garantire l’attività dell’Università, considerandola “funzione istituzionale”; che per far questo aveva anche modificato “ad hoc” la destinazione d’uso dell’ex Convento del Carmine; che, addirittura, aveva assunto l’impegno di realizzare una nuova sede funzionale per l’Università; che il Consorzio UNO per manutenzioni e adeguamenti del Carmine ha speso in vent’anni 338.000 euro, senza mai chiedere un euro alla Provincia; che il Consiglio direttivo del Consorzio, al quale Torrente nei due anni di incarico ha partecipato una sola volta, non costa niente, perché non ci sono gettoni né rimborsi; che la richiesta di un canone da parte della Provincia non può essere intesa come “taglio di costi” o “risparmio”, come prevede la 190/2014, ma è una vera e propria “nuova entrata”; che il Consorzio UNO è in perfetto pareggio di bilancio, nonostante i tagli di trasferimenti e l’incertezza finanziaria in cui vive; che la maggior parte delle risorse viene spesa in docenza e didattica; che si sta cercando di risparmiare anche sui pochi affitti che l’Università paga per i laboratori, con nuovi locali a costo inferiore se non in comodato d’uso; e last but non least, che qui c’è in ballo il diritto allo studio e lo stesso futuro del territorio, che devono essere ben tenuti in considerazione in qualunque atto o provvedimento, come ha rilevato la Corte dei Conti del Veneto per un caso quasi analogo al nostro!
Da parte sua il Commissario della Provincia ha replicato dicendo di non voler passare per il mommotti di turno, per l’affossatore dell’Università oristanese; dicendo che si è trovato un provvedimento, una delibera votata dalla grande maggioranza del Consiglio provinciale, secondo la nuova normativa sulle partecipate, e, con essa, una disposizione della Corte dei Conti che impone di agire in tal senso; che il canone in un primo tempo di 280.000 euro è stato poi ricalcolato e ridotto a 178.000 proprio per venire incontro al Consorzio, che – ha sottolineato Torrente – è cosa diversa dall’Università, ed alle sue difficoltà finanziarie; che l’atto costitutivo concedeva all’Università, modificandone la destinazione d’uso, non tutto il Carmine ma solo il primo ed il secondo piano; che la stessa Amministrazione provinciale si riservava di utilizzare il Carmine anche per altri eventi culturali, per cui lo stesso non era in esclusiva disponibilità del’Università; che nello statuto del Consorzio si parla solo genericamente di messa a disposizione di locali, senza nessuna specificazione né di edifici e neppure di titolo, rimandati ad atti successivi, che mai furono stipulati, neppure quando Presidente di Provincia e Consorzio era lo stesso Sanna, e che invece dovevano essere fatti; che da parte del Consiglio direttivo del Consorzio stesso e del suo Presidente non c’è mai stato, in questo lungo periodo di confronto “epistolare”, nessun proposito collaborativo, tale da portare ad una soluzione non impossibile del problema; e, infine, che la Provincia non ha tra i suoi fini istituzionali quello dell’Università, ma solo l’istruzione di secondo grado.
Chi ha ragione? Beh, non spetta certo a me dirlo. Posso solo tifare perché l’Università vinca, perché Oristano una volta tanto veda riconosciute le sue ragioni e accettate le sue richieste. Infatti, stando a quanto affermato ieri sera da Sanna, ci sarebbe pendente sulla nostra testa un’altra lama molto (più) tagliente: la richiesta da parte del Rettore di Cagliari, di “rimodulare” la convenzione con il Consorzio UNO in vista dell’apertura a Cagliari – guarda un po’! – di due corsi universitari analoghi a quelli oristanesi, con spostamenti di docenti e risorse! E c’è da temere anche un’analoga richiesta da parte di Sassari. Altro che Università della Sardegna, come noi sognatori chiediamo da tempo!
Due sole domande finali: ma la Regione, vero arbitro di tutte queste questioni, e i “professori” che la governano, che cosa vogliono fare? E la Provincia deve rimanere in questo stato tristemente comatoso, costretta ad andare in giro a chiedere affitti per avere quelle risorse che le servono (tanto più che questi soldi uscirebbero comunque dalla stessa cassa, quella regionale)? Non sarebbe il caso, una volta per tutte, di arrivare ad una riforma seria delle amministrazioni locali sarde?