Importante appuntamento culturale quello organizzato ieri sera nella sala San Pio X del Museo Diocesano di Oristano. E’ stato infatti presentato il libro “Il dossale con Madonna e Bambino tra santi di Oristano” di Nicoletta Usai, docente universitaria e affermata studiosa dell’arte medievale in Sardegna. A illustrare lo studio, edito da Iskra di Ghilarza, e, soprattutto, l’oggetto dello stesso, lo splendido dossale, che ha fatto da magnifico sfondo alla serata, sono stati oltre all’autrice, l’Arcivescovo di Oristano, Mons. Sanna, la dottoressa Maria Francesca Porcella, responsabile dei servizi educativi della Soprintendenza Archelogia belle arti e paesaggio della Sardegna meridionale, e l’architetto Silvia Oppo, curatrice dell’allestimento del Museo.
Il Dossale di Oristano è una delle più importanti testimonianze artistiche della Sardegna medievale, un’opera di grande qualità ma anche di difficile lettura storica e iconografica. Numerosi infatti sono ancora i punti interrogativi che la riguardano: origine e autore, chiesa di destinazione e committente, individuazione di alcuni personaggi raffigurati nelle sue sette nicchie.
Nel ricordare gli insegnamenti del suo maestro, Roberto Coroneo, scomparso nel 2012, Usai ha voluto sottolineare l’importanza di un approccio complessivo allo studio del Dossale, per cercare di ricostruirne la vicenda ed il contesto. “L’interpretazione delle figure – ha proseguito la studiosa – non è un mero capriccio da studioso, ma serve sia per individuare l’edificio a cui l’opera era destinata, quindi il committente, e la stessa cronologia, nonché per cercare di capire in quale bottega il Dossale è stato realizzato“.
Descrivendo l’opera, destinata molto probabilmente a stare sopra l’altare, Nicoletta Usai si è dunque soffermata sui personaggi raffigurati, oltre alla Madonna con Bambino, vero fulcro della composizione. I personaggi maschili sono facilmente identificabili in Sant’Antonio abate, San Giovanni evangelista e San Francesco d’Assisi. Invece il vero problema riguarda le tre sante: la santa in rosso a destra della Vergine potrebbe essere Santa Chiara (così Renata Serra) o, secondo la stessa Usai, Santa Maria Maddalena, mentre la figura a sinistra della stessa Madonna è stata ritenuta ora quella di Sant’Elena (Previtali), ora di Santa Cecilia (Renata Serra). Recentemente proprio le due figure femminili a sinistra sono state oggetto di rinnovato interesse, con nuove proposte interpretative: secondo la giornalista specializzata Roberta Leone e lo stesso Mons. Sanna si tratterebbe di Vibia Perpetua e Felicita, due sante martiri cartaginesi, mentre Mauro Dadea ha pensato a due martiri orientali del III d. Cr, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita d’Antiochia. Lucia Siddi propone Sant’Elena e Santa Dorotea. Su quest’ultima sembra essere d’accordo la stessa Usai, che, illustrando le caratteristiche del dipinto, si è anche soffermata sulle piccole figure di angeli, di grande qualità, tanto che “l’artista pare essersi trovato a suo agio nelle raffigurazioni in poco spazio, mentre appare più incerto nelle figure di maggiori dimensioni“.
Già l’artista! Ma chi fu? A partire dal Previtali il nome maggiormente fatto è quello del senese Memmo di Filippuccio, attivo nella seconda metà del Duecento. Un’attribuzione questa fondata su confronti stilistici e su motivazioni storiche (il vescovo arborense Scolaro degli Ardinghelli). Più recentemente però è stata avanzata l’ipotesi che l’autore sia il Maestro di San Torpè, indentificazione che ci porterebbe all’ambiente artistico pisano. In questo caso potrebbe cambiare anche il committente, secondo qualcuno da identificarsi con lo stesso giudice Mariano II, che aveva rapporti molto stretti con la potente Repubblica marinara.
Per quanto riguarda la destinazione dell’opera, dallo Spano in poi si è sempre parlato della Basilica di Santa Giusta, anche se ultimamente si è fatta spazio una collocazione oristanese del Dossale (Duomo, San Francesco, ecc.).
Durante l’incontro la dottoressa Porcella ha illustrato al pubblico il progetto educativo “L’arte visita la cella”, nell’ambito del quale lo stesso Dossale è stato esposto nel carcere di Massama, mentre la cantante Susy Pintus ha proposto una bella versione dell’ “Ave Maria/Deus Ti salvet Maria”.