Sant’Archelao, il misterioso – purtroppo non per la curiosità e l’interesse che suscita – patrono della città di Oristano stamani è stato ricordato in maniera – debbo dire – originale dalla nostra Amministrazione insieme a S.E. l’Arcivescovo Sanna, nell’aula consiliare degli Evangelisti, chiamando davanti al … catafalco della città di Eleonora i suoi ex Sindaci. Al catafalco? Oh Sitzia, ma che stai a di’!? Hai bevuto? In Comune ti hanno cumbidato a vernaccia? Effettivamente da qualche tempo, non so se proprio a causa di qualche eccesso alcolico, sento spesso nelle mie orecchie quei caratteristici rintocchi … ci siamo capiti …
Comunque l’odierna tavola rotonda non ha fatto altro che accrescere in me le ansie e le preoccupazioni sulla sorte di questa città. Del resto se lo stesso Mons. Sanna, in una delle sue ultime uscite ufficiali da arcivescovo, ha, sempre con humour garbato ma con passaggi insolitamente pepati, sottolineato la condizione di una città senza più una sua “anima”, evidentemente le inquietudini, l’apprensione non sono soltanto di coloro che, inascoltati, avevano denunciato già molti anni addietro problemi e situazioni per troppo tempo sottovalutate.
Ecco, cominciamo proprio dalla storia immaginaria – ma mischiando manzonianamente finzione con verità! – raccontataci dall’Arcivescovo. Un 13 febbraio Sant’Archelao decide di scendere dal cielo per visitare la sua città. Lo accompagna un angelo. Ma il povero martire, giunto in Duomo, assiste sconfortato ad una sua messa disertata dai fedeli! Poi vede che la sua città lo ignora, lo ha dimenticato (ad eccezione di un agriturismo!), lo ha addirittura confuso con altri santi!!!. Ma il colmo non è stato ancora raggiunto, perché l’attonito santo osserva desolato alcune usanze della sua gente a dir poco “strane”, come quella di esporre il suo glorioso arme solo ed esclusivamente a vantaggio di chi vola o, proprio come lui, ha la fortuna di venire dal cielo (alias rotonda di piazza Manno). Poi nota un’urbe noncurante del suo passato, sciatta, abbandonata. Per di più c’è pure la micidiale maledizione contro coloro che osano entrare nel Palazzo comunale con la fascia tricolore!
Povero Sant’Archelao!
Dalla finzione alla realtà, o, meglio, ai racconti della stessa fatti dagli ex primi cittadini.
Ha iniziato Sandro Ladu, che, pur rimarcando alcune azioni a suo parere positive, come il progetto di Oristano Est, ha però sottolineato tanti, troppi aspetti negativi, dalle grandi infrastrutture da rilanciare allo spopolamento del centro, dall’eccessivo e costoso allargamento del perimetro urbano ai molti edifici abitativi e storici abbandonati, per poi sostenere l’inderogabile necessità di puntare sui giovani e sull’innovazione (in particolare sulle energie rinnovabili).
Gaviano dal canto suo, ha rilevato l’odierna scarsa collaborazione, innanzitutto istituzionale, sostituita da un eccessivo agire in proprio, e da una mentalità negativa tale da “stoppare” anche i progetti validi e dire sempre “no” a tutto.
Franco Mura ha voluto evivenziare il ruolo che in politica deve avere il coinvolgimento positivo degli amministratori, minoranze incluse, nelle idee migliori – come fece lui per l’International Marine Center – e il rapporto da pari a pari con i cittadini, a cominciare dalle persone più semplici e bisognose di aiuto.
Da parte sua Pietro Arca, ha ribadito la mancanza di un progetto complessivo per la città, da proiettare nell’area vasta e nello stesso Mediterraneo; la mancanza di un progetto con il quale presentarsi e chiedere le necessarie risorse, altrimenti non disponibili. L’ultimo Sindaco DC della città ha poi rilevato come il modello partecipativo, già impostato dallo Statuto comunale – un ottimo statuto, studiato anche nelle università (?) – è rimasto del tutto inattuato, mentre oggi il coinvolgimento attivo della cittadinanza sulle cose è elemento basilare per la crescita della comunità.
Piero Ortu, partendo dall’osservazione che Oristano ha grandi difficoltà nel creare inurbamento e, dunque, economia endogena, ha voluto rimarcare in questo senso l’immotivata ostilità a progetti importanti come la “circonvallazione urbana” o il termodinamico di San Quirico, l’uno in grado di completare il disegno urbano del piano Clemente e l’altro di generare economia e posti di lavoro, diretti e indiretti. Secondo Ortu il buon livello culturale degli Oristanesi ha affinato la loro capacità critica fino al punto di esasperarla a tutto svantaggio della corretta e necessaria informazione ed approfondimento su determinati problemi e progetti.
Ultimo degli “ex” Antonio Barberio ha voluto smentire il luogo comune degli Oristanesi sempre “tiepidi”: i nostri cittadini invece “se messi alla prova fanno cose sempre egregie e si entusiasmano. Volete la prova? La raccolta differenziata, dove Oristano è uno dei primi comuni in Italia”. Secondo Barberio non vanno trascurati né i momenti di aggregazione né la cultura, tenendo chiuso per anni il teatro civico. “Oggi amministrare, fare il Sindaco non è cosa facile – ha concluso Barberio – perché c’è da fare i conti con risorse sempre minori e sempre più insufficienti! Voglio dirlo soprattutto a coloro che oggi hanno l’ambizione di farlo!”.
E GT? Muto come un pesce? Eh, vi sarebbe piaciuto!!! Eccovelo in tutto il suo splendore di Sindaco che in questi anni di mandato ha toccato con mano (!!!) le tante sofferenze dei suoi concittadini, ma anche di forestiero fiero di aver scelto di vivere a Oristano contribuendo alla sua crescita e al suo sviluppo, così come hanno fatto tutti coloro che “de su cabu de susu funti bennius innoi” prendendo i tanti terreni incolti, lavorandoli e trasformandoli in risorsa, in lavoro, in ricchezza, così come ha fatto la CAO, la più grande realtà industriale cittadina, o la risorta Cantina del Rimedio. “Infatti Oristano – ha ricordato il prof. GT – non è mica nata qui! La gente da Tharros vi si è trasferita e ad essa pian piano se n’è aggiunta altra, facendo crescere la città. Ecco perché deve esserci una comunità aperta a chi sceglie volontariamente di vivere in questa città, da qualunque parte venga!”.
Per continuare ad illustrare questo suo fondamentale, imprescindibile, centrale concetto, per cui Oristano è quello che è grazie a tutti coloro che sono venuti “da fuori”, e sul quale ha costruito le sue innegabili fortune amministrative (come, a suo dire, certificato dal Sole 24 ore) GT ha proposto la descrizione della grande tela di Antonio Corriga in Comune, e vi ha aggiunto anche la narrazione dell’origine stessa della scelta del Santo patrono: “nella competizione per la primazia ecclesiale con Sassari e Cagliari, che avevano martiri antichi e venerati (rispettivamente Gavino, Proto e Gianuario ed Efisio con Saturno), Oristano, che invece ne era priva, per iniziativa di un suo Arcivescovo, andò a cercarlo dove poteva trovarlo: a Fordongianus. Dunque lo ha preso appunto da fuori”. Elementare Watson!
E poi venitemi a dire che il mio pessimismo cosmico non ha fondamento!