“Oristanesità”, ecco proprio questa parola – come ha scritto Beppe Meloni – può ben definire insieme carattere e apporto culturale di Emilio Matta, ricordato ieri sera in una bella manifestazione all’Hospitalis, organizzata dal Comune con Antonio Marchi. Del resto il professor Matta oristanese lo era per sangue e nel profondo del suo animo. Nato da famiglia di estrazione contadina, cresciuto in “su brugu de Sant’Efis”, conquistato da questa sua città, come quasi tutti gli intervenuti ieri hanno ricordato Emilio Matta di tramandarne uomini, storie, odonimi, aspetti, usanze, feste, tradizioni, lingua, espressioni ormai perdute e dimenticate, ne ha fatto una vera missione, lasciandoci un inestimabile patrimonio di memoria e di ricordi, come hanno efficacemente richiamato Antonio Marchi e Maurizio Casu.
E’ stato soprattutto il teatro a caratterizzare l’impegno culturale di Matta. Attraverso il teatro infatti l’ex preside portò dentro le scuole la lingua sarda in un’epoca – Anni sessanta e settanta – in cui anche solo parlare di studio della nostra lingua era ancora molto difficile. Una passione per teatro e cinema, come ha ricordato Marchi, nata da ragazzo e incentivata dal rapporto di amicizia e collaborazione con colui che è stato il maggior commediografo sardo, Antonio Garau (1907-1988). Da Garau, a sua volta grande conoscitore e ammiratore di Pirandello e, come si dice oggi, “fan” del grande attore teatrale catanese Angelo Musco (non a caso uno dei maggiori interpreti pirandelliani), Emilio Matta ha appreso il “mestiere” trasferendolo a sua volta a tanti altri attori che si sono cimentati con le opere del suo maestro, di molte delle quali egli stesso ha curato allestimenti e regia.
Diversi sono stati gli intervenuti che hanno voluto portare un loro particolare ricordo o sottolineare determinati aspetti di Matta, di ciò che è stato ed ha rappresentato per la città. In particolare il già citato Marchi ha parlato del suo impegno teatrale, ma anche di alcuni aspetti biografici particolari, come l’amore per una “francesina” già sposata e le sue due canzoni preferite “Un’ora sola ti vorrei” (1938) e “La mia canzone al vento” (1939). “In fondo Emilio era un romantico“, ha affermato Marchi.
Maurizio Casu ha invece parlato dell’importante contributo dato da Matta alla Commissione cultura del Gremio dei contadini e, soprattutto, delle sue ricerche sulla parlata oristanese, sull’etimologia di determinate parole (Oristanis, cumponidori, remada ecc.) e sull’inestimabile patrimonio di memoria lasciato attraverso il suo libro “Storie e tradizioni di Oristano”, scritto con Marco Porcu.
Di Emilio Matta “cultore dell’idioma oristanese” ha discorso brevemente anche l’assessore Maria Obinu, mentre il presidente della commissione cultura Mariano Musu, che da attore ha lavorato con lui, ha voluto ricordarne “la risata contagiosa mentre interpretava felice i personaggi di Antonio Garau“. Gianni Ledda infine ha portato alla visione del numeroso pubblico una lunga intervista fatta proprio nel museo che Antonio Marchi ha dedicato a Garau in via Dritta, dove Matta amava spesso trattenersi.
In questa bella serata c’è stata, forse, un’unica nota un po’ stonata: l’intervento del Sindaco. Ma dai!? Eh sì perché, ancora una volta, GT, ha parlato sì di Emilio Matta ma parlando, in realtà, di se stesso. A parte le previste migliorie al centro culturale dell’Hospitalis, “che tanti ci invidiano e che noi vogliamo rendere migliore“, e l’accenno ad altri avvenimenti culturali concomitanti nella stessa struttura, che già m’hanno lasciato perplesso, sono stati gli eccessivi accenni autobiografici a … irritarmi. Intanto, se qualcuno non ne fosse stato ancora a conoscenza, ieri ha potuto sapere che GT è nato a Solarussa nel 1950, coetaneo del già citato consigliere Mariano Musu, suo compaesano. Dunque, come ha sottolineato (per l’ennesima volta!) non è oristanese purosangue a differenza di “Emiliumatta” (nome e cognome attaccati). Inoltre la sua lingua, ricevuta con il latte materno ed unica fino alle elementari, è stato il sardo. Si è poi laureato a 24 anni ed ha subito insegnato, iniziando nel contempo anche l’attività sindacale. Così ha conosciuto Emilio Matta, docente per tanti anni al “Mossa”, condividendone la passione per il sardo, “che per me era soprattutto una questione ideologica, mentre in Emilio era una cosa quasi normale: infatti non riusciva a finire un discorso senza metterci il sardo“. Ovviamente non poteva mancare il ricordo di quando GT, indimenticato, mai troppo rimpianto assessore alla cultura, organizzò un’importante rassegna teatrale dedicata ad Antonio Garau, con tanto di ricco convegno di studi, valendosi ovviamente dei preziosissimi consigli di un’Oristanese genuino come Emilio Matta.
Ma la parte più “intensa” del suo intervento è stata quella dedicata al “neurolinguismo” (?) a proposito di un convegno svoltosi a Oristano intorno al ’75 sul “bilinguismo”. Se volete saperne di più chiedete a GT.
Gioca jouer!