NOTERELLE D’UNO DEI QUATTROCENTOCINQUANTA: MOLTI I CHIAMATI, POCHI GLI ELETTI (ADRIANO SITZIA)

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Le campagne elettorali, a parte la spasmodica ricerca di consenso (soprattutto personale), sono anche una delle poche occasioni rimaste per provare a parlare anche di … politica. Sì, proprio di politica, almeno con coloro che, nonostante tutta la ripugnanza che oggi solo pronunciare questo sostantivo genera, continuano a seguirla con interesse e, soprattutto, con preoccupazione. Così, in questi giorni, ho avuto modo di approfondire determinati aspetti di queste imminenti Comunali e della “strana” campagna elettorale in corso: strana perché praticamente anonima, perché vissuta con rassegnato distacco da tanti cittadini, e perché, nonostante le “urla” sguaiate di qualche improvvisato comiziante del sabato sera, non riesce proprio a “bucare”. La modesta partecipazione a tutte le varie presentazioni di questi ultimi giorni è prova di un entusiasmo o di un’attenzione ben lontani non dico dalle migliori stagioni, ma persino da quelle dei confronti Barberio vs Ibba o anche Nonnis vs Marchi. Eppure questa volta il risultato è davvero molto aperto ed incerto, soprattutto per la presenza di nuovi agguerriti competitor in aggiunta ai due ben noti poli tradizionali! Vedremo se in questa restante dozzina di giorni di campagna il clima si riscalderà o meno.
Dicevo che vari incontri con persone che, masochisticamente, continuano a seguire la politica, mi hanno dato interessanti spunti, indicazioni e conferme su alcuni temi già affrontati in questo blog, iniziando proprio dalla doppia preferenza di genere. Questa grande “novità” – in realtà una versione “pariopportunistica” delle ben note preferenze multiple dei gloriosi tempi del proporzionale! – ha, contrariamente al dilagante … delirio di certa politica “progressivante” – quella per intenderci che addirittura pretende di alterare la stessa lingua italiana fingendo di ampliare diritti, che nella sostanza sono e resteranno privilegi di pochi – suscitato poco entusiasmo e più di una critica. E non solo perché è l’ennesima limitazione alla libertà di scelta dell’elettore, ma perché mette improvvisamente da parte gli aspetti più pericolosi delle pluri-preferenze, e cioè, per un verso, il controllo del voto, e, per l’altro, la possibilità di determinare le carriere stesse degli aspiranti amministratori/onorevoli, agganciando questi ultimi o ai treni “in orario” oppure a quelli “in ritardo”! Attenzione, dunque!
C’è poi un altro lato dell’attuale legge elettorale oggetto di critiche fondate: quello relativo all’ingresso in Consiglio comunale degli aspiranti primi cittadini “trombati”. Questa volta, poi, con ben sei candidati alla fascia tricolore, tutti potenzialmente competitivi, appare davvero “tangibile” il rischio di vedere nei banchi dell’opposizione pochissimi nomi provenienti dalle tante liste delle coalizioni sconfitte. Ora, a parte l’evidente sminuimento del ruolo di questi poveri candidati alla carica di consigliere comunale – ormai veri e propri “peoni” elettorali – a tutto vantaggio dei “mayors”, resta incomprensibile la sovrapposizione di due ruoli di per sé molto diversi: quello del candidato a sindaco e quello dell’aspirante consigliere. Una diversità che la stessa legge non solo riconosce ma addirittura esalta consentendo quell’altra … meraviglia che è il voto disgiunto! Ma allora perché i signori “Sindaci trombati” entrano in Consiglio comunale, prendendo il posto di coloro che, invece, si candidano proprio per fare i consiglieri? Eh, vattelappesca! Sono i misteri della politica italiana.
Va comunque detto che, nonostante le ben poche possibilità di elezione, i concorrenti sono sempre in abbondanza: 454!!! E’ proprio vero: molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti!