Venerdì sera nella sala della Fondazione Berlinguer (via Canepa 56) primo evento pubblico in città della neonata formazione politica “Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista”. L’argomento era di quelli “pesanti”: la nuova Legge Urbanistica Regionale, diventata famosa soprattutto per il bonus costruttivo del 25 % nella fascia entro i 300 metri dal mare a favore delle edificate alberghiere. Una legge che, non solo per questo specifico aspetto, ha sollevato tanti dubbi e molte critiche, tanto da essere bollata da qualcuno come “una boiata”, da qualche altro come “una vera porcata”. Una legge peraltro che, come ieri sera tutti i relatori hanno sottolineato, pretenderebbe illegittimamente di sostituire uno disposizione legislativa superiore quale è l’attuale PPR.
Introdotto da Bruno Palmas, coordinatore provinciale di “Articolo 1, e moderato dal giornalista Enrico Carta, l’incontro ha visto come relatori Alan Batzella, architetto e urbanista cagliaritano, Eugenio Lai, giovane consigliere regionale e sindaco di Escolca, che ha aderito ad “Articolo 1”, e l’ex storico – 30 anni in carica! – sindaco di Villasimius ed ex consigliere regionale PDS Tore Sanna, attualmente vicepresidente nazionale di Federparchi e membro della direzione regionale del Partito Democratico. E’ il caso di ricordare che Lai e Batzella, insieme ad altri esponenti di “Articolo 1”, sono stati fautori e redattori di una proposta di legge urbanistica contrapposta a quella Erriu-Pigliaru.
Ad aprire gli interventi è stato proprio Batzella che, oltre a diversi rilievi normativi sulla Legge urbanistica di Erriu, ha sottolineato la netta rottura tra questa stessa legge e l’attuale PPR, nato da una felice intuizione di Renato Soru, come strumento di una precisa concezione di sviluppo in intrinseco rapporto con la salvaguardia e la corretta gestione del bene ambientale da parte dell’uomo. Un PPR che certo ha, secondo Batzella, due grandi limiti: è rimasto monco della parte relativa alle cosiddette zone interne – la gran parte del territorio e dei Comuni – ed a un certo punto, messi da parte gli ottimi professionisti che lo avevano redatto, è stato affidato ai burocrati regionali, che lo hanno ridotto ad una fredda serie di norme e regole troppo spesso staccate dagli specifici contesti. “Ma dal PPR si deve partire – ha continuato l’architetto – in quanto cornice normativa di rango superiore, che, al contrario di quanto pensano Erriu e Pigliaru, non può essere modificata da un provvedimento di livello inferiore come questa nuova legge urbanistica”, che, peraltro, tralascia tutta una serie di problematiche fondamentali per la gestione del territorio, quali per esempio sono l’agricoltura e la fruizione turistica.
Batzella ha poi rilevato un altro aspetto particolarmente negativo della Legge Erriu: il ruolo marginale che in essa vengono ad avere quelli che invece dovrebbero sempre essere i primi attori, i protagonisti della gestione del territorio, cioè i Comuni, a tutto vantaggio della stessa Regione grazie al ricorso agli interventi sostitutivi. In questo atteggiamento il relatore vi vede una continuità con la legge di riordino della autonomie (sic!) locali – non a caso? – dello stesso Erriu (la lr. 2/2016), che, al posto degli enti di area vasta esistenti, cioè le Province, ha messo in campo le debolissime Unioni di Comuni e Città Medie, inventandosi nel contempo la Città metropolitana di Cagliari!
Infine Batzella ha insistito sullo squilibrio esistente oggi nell’ambito delle amministrazioni, tra il potere politico e quello burocratico: “uno squilibrio dovuto all’onda lunga della nefasta Riforma Bassanini, che sulla base di una netta distinzione tra onesti, cioè i funzionari, e carogne, cioè i politici, ha trasferito tutti i poteri gestionali ai primi, lasciando alla parte politica, quella votata dai cittadini, solo un ruolo di indirizzo”. Con però una stoccata finale proprio alla politica, oggi troppo spesso incapace soprattutto per limiti culturali, di scrivere buone leggi. “Bisogna essere degli eletti – ha concluso – e non semplicemente eletti!!!”.
Eugenio Lai ha invece incentrato il suo intervento sulla proposta di legge di Articolo 1 “totalmente alternativa a quella della Giunta regionale”. Diversa intanto è l’impostazione: “siamo partiti – ha detto Lai – da un’idea di sviluppo al servizio del territorio e non viceversa, per cui la riqualificazione non è più necessariamente sinonimo di aumento di volumetria (e dunque di speculazione), ma inserisce quest’ultimo nei singoli contesti territoriali – si fa solo dove serve – sulla base di parametri ignorati dalla proposta Erriu, quali per esempio la capienza delle spiagge, e, comunque, escludendo le seconde case”.
Secondo Lai “bisogna interpretare diversamente il turismo, mettendo da parte le ben note lottizzazioni di seconde case, e invece puntando a ristrutturazioni delle attuali strutture alberghiere con incrementi volumetrici comunque non oltre il 10% e, soprattutto, in grado effettivamente di attirare persone oltre la sola stagione balneare, badando alla compatibilità con l’ambiente e il paesaggio”.
Una particolare attenzione nella proposta di legge è dedicata alle aree rurali e ai piccoli centri. Infatti Lai ha voluto rimarcare l’introduzione di una nuova figura, “l’agricoltore part time, che fa un altro lavoro o magari è pensionato, ma vuole trascorrere il suo tempo libero in campagna, a coltivare l’orto, come del resto si è sempre fatto. Perché non consentirgli di realizzare piccoli locali di servizio e di supporto? Comunque i fabbricati non potranno essere realizzati a ridosso dell’area urbana o a meno di 1000 metri dalla costa o all’interno di zone ambientali protette ed il proprietario dovrà essere residente nel Comune, mentre i componenti del nucleo familiare non potranno essere imprenditori agricoli”.
Il sindaco di Escolca ha poi insistito sul ruolo fondamentale dei Comuni, “che però non sono tutti uguali. Per questo nella nostra proposta sono suddivisi in classi sulla base di parametri demografici e territoriali. I più piccoli godranno di procedure molto snelle per la pianificazione, e di maggiori contributi per la predisposizione dei PUC, mentre in tutte le aree urbane – ha proseguito Lai – sarà introdotta la perequazione urbanistica, utile sia per acquisire da privati edifici abbandonati magari nei centro storici in cambio di aree edificabili in zone di espansione sia per liberare spazi gravati da vincoli di esproprio per opere mai realizzate”.
L’ultimo intervento, quello dello “zar rosso” Tore Sanna, è stato senza dubbio il più critico nei confronti dell’attuale Giunta regionale, nonostante la militanza di Sanna nel PD. “Del resto – ha rimarcato egli stesso – di legge urbanistica dentro il mio partito finora non se n’è mai parlato” (questa però non credo che sia una novità!).
Ma l’ex Sindaco di Villasimius è andato ben oltre, disapprovando senza mezzi termini il fatto che l’attuale esecutivo regionale abbia abbandonato l’idea stessa di sviluppo che era alla base del PPR di Soru, sostituendola con modelli “suggeriti” dall’esterno (dal Qatar?) e fatti passare surrettiziamente magari proprio attraverso l’art. 43, che per “progetti di particolare rilevanza economica e sociale” prevede che la Regione possa stipulare con privati accordi di programma in deroga al PPR e passando sopra la testa dei Comuni. Se una cosa del genere l’avesse fatta la destra …
A proposito dei Comuni e del loro ruolo sempre più marginale, Sanna ha evidenziato la deriva neo-centralista e centralizzante della nostra Regione, anche in questo caso andando contro quelle che erano state le idee cardine della precedente Giunta di centrosinistra di Soru, espresse con la legge 9 del 2006. “Siamo in una sorta di restaurazione”, ha detto Sanna, attaccando le recenti scelte regionali in fatto di riforma delle amministrazioni – “la Città metropolitana di Cagliari è un buco nero che finirà per assorbire gran parte delle risorse della Sardegna” – , di AREA, di Forestas (6000 dipendenti e 220000 ha, tutti gestiti da un commissario!) e della stessa rete ospedaliera, fatta sulla base del principio che “i servizi si fanno solo dove abita più gente”!!!
Per Sanna invece bisogna andare nella direzione opposta, “ridando ruolo e competenze strategiche ai Comuni e completando finalmente il PPR, per difendere quelle risorse strategiche che la Sardegna ancora ha e che si riassumono in una sola parola: ambiente”.
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