Secondo appuntamento ieri sera con gli incontri tematici organizzati dall’associazione “Oristano e oltre”. Nella saletta di via Carlo Meloni 2, il compito di trattare della programmazione territoriale, argomento scelto per questa riunione, è stato affidato al presidente dell’associazione, Antonio Ladu, che vanta una lunga esperienza in ambito tecnico – gestionale (presidente del Consorzio industriale e del SIL – Patto territoriale).
Ladu ha focalizzato la sua relazione sui dati concreti di quanto ottenuto dalle diverse realtà territoriali sarde confrontato con ciò che Oristano è il suo territorio sono riusciti a ricevere. Ricordato che la programmazione territoriale investe lo sviluppo locale, inteso sia come valorizzazione delle potenzialità specifiche di ogni realtà, sia come integrazione fra i diversi settori, sia nel senso della partecipazione del livello locale al controllo nell’attuazione delle proposte, e che la stessa riguarda investe cinque ambiti (pesca; aree rurali; aree interne; aree urbane – strategia 5.6; politiche territoriali), Ladu, tirando le somme, ha sostenuto che: “laddove le risorse finanziarie non dipendono dalla partecipazione a bandi a progetto, dalla contrattazione specifica e, soprattutto, dalla capacità dei vari attori del territorio di fare sistema, ma sono già predeterminate, come per la pesca e le aree rurali, l’Oristanese risulta alla pari con le altre aree; invece per quanto riguarda aree urbane e interne e progettualità territoriale, la nostra provincia risulta essere la cenerentola, anche perché, oltre ai suoi limiti, evidentemente non ha neppure molti santi in paradiso”!
Infatti Cagliari-città metropolitana ha utilizzato tutti gli strumenti di finanziamento disponibili sia a livello nazionale (per esempio i P.O.N.) che regionale; Sassari sta ripercorrendo il sentiero di Cagliari, e ha sfruttato tutto il suo peso politico per farsi riconoscere una sua fantomatica “rete metropolitana”, con la quale attingere ad un ampio spettro di opportunità; Olbia ha utilizzato molto bene gli strumenti regionali, non partecipando invece, per sua scelta, al bando nazionale sulle periferie, mentre per il PST “La città dei paesi della Gallura” le due Unioni di Comuni di Gallura e Alta Gallura dovrebbero disporre di almeno 55 milioni di investimenti; il Sud Sardegna per ora ha preso poco, anche se va ricordato che il Sulcis s’era mosso prima di tutti ottenendo dalla precedente programmazione (2007 – 2014) circa 150 milioni di euro; Nuoro – Macomer – Ogliastra hanno recentemente portato a casa tutta una serie di accordi di programma, che per il solo Piano di Rilancio del Nuorese (15 progetti) significano 29 milioni, più i 59 milioni ottenuti dal PST “Ogliastra, percorsi di lunga vita”, ai quali vanno sommati altri milioni di risorse già programmate.
E Oristano? “Un accordo di programma che interessa la Marmilla, quattro manifestazioni d’interesse, ed Oristano est”, ha concluso amaramente Ladu. Davvero poco.
Le sue proposte: intanto un progetto per la città da portare subito al tavolo della programmazione territoriale, vicina alla scadenza (2018) e poi un deciso sforzo per ridare a Oristano il ruolo-guida per il rilancio territoriale. Infatti, secondo Ladu, “la provincia di Oristano ha il grave limite di andare sempre in ordine sparso e senza una precisa strategia complessiva”. Proprio in questo senso va la sua proposta di istituzione di un’Agenzia di Sviluppo Provinciale quale punto di sintesi e di supporto tecnico-operativo alle diverse azioni e progetti di sviluppo che il territorio voglia mettere in campo.
Molto vivace è stato il dibattito seguito all’intervento del relatore, al quale hanno preso parte anche il Sindaco di Oristano Lutzu e il presidente regionale di Legacoop Atzori.
Lutzu ha annunciato di avere in agenda nei prossimi giorni tutta una serie di incontri istituzionali, a Bruxelles (dal 17 al 19), e a Oristano (Stefano Maullu, vicepresidente Commissione parlamentare europea cultura), fino a quello con l’assessore Raffele Paci previsto martedì 24. Inoltre ha ribadito che, per quanto riguarda “Oristano est” “l’impianto progettuale è confermato al 95 %, mentre vi saranno soltanto modifiche di dettaglio in alcuni progetti”.
Claudio Atzori ha invece sottolineato che “prima di parlare di soldi e finanziamenti, occorre avere le idee chiare innanzitutto su cosa si vuol fare nei prossimi dieci anni e, in particolare su quali specifici settori si vuol puntare”, che per lui, non possono non essere “il distretto agro-alimentare di qualità e una rete provinciale archeologico-storica”, sfruttando sia le importanti imprese di trasformazione nel frattempo cresciute nell’Oristanese “senza alcun aiuto diretto del pubblico”, sia le notevoli ricchezze culturali di siti e musei del territorio, finora gestite disorganicamente.
Efisio Sanna, consigliere comunale PD, ha detto che fin da ora Oristano dispone di una piattaforma programmatico-progettuale valida, fatta sia dal vecchio Piano strategico, sia da “Oristano est” sia dalla riqualificazione di Torregrande, progetti questi già messi nero su bianco. L’ex assessore di Tendas poi ha polemicamente sottolineato la mancata creazione di una rete urbana, sulla quale hanno prevalso le solite logiche territoriali, nonché lo stesso atteggiamento della Regione e delle sue Giunte, troppo spesso noncuranti persino degli impegni presi, come dimostra il mancato finanziamento del progetto “Area Costiera Oristanese ex articolo 5” di 8/9 anni fa.
Giuseppina Uda, ex assessore al bilancio nella precedente Giunta di sinistra, ha individuato nel tema “fiume Tirso” un punto di incontro e di azione comune di tutto il territorio, mentre Gianni Pernarella ha insistito sull’idea del distretto lagunare.
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