Con questa intervista iniziamo un giro di incontri con alcuni dirigenti politici oristanesi, per capirne un po’ di più della nostra ectoplasmatica politica cittadina e non solo. Il nostro primo interlocutore è Umberto Marcoli, uno dei principali fautori di “Coraggio e libertà” la civica progressista che, alle Comunali 2017, ha sostenuto la candidatura a sindaco di Anna Maria Uras e che, con lo scrivente e con altri, fondò qualche anno fa “NoiOr”, interessante quanto sfortunato tentativo di associazione politico-culturale, affondata tra i flutti dell’Amministrazione GT.
Tu sei stato, alle scorse Comunali, uno dei principali animatori della lista “Coraggio e libertà”, a sostegno di Anna Maria Uras. Come sta proseguendo questa vostra esperienza politica?
“Coraggio e libertà” lo definisco un esperimento politico basato sul senso civico dentro una politica bloccata invece su personalismi e, in generale, su leadership quasi sempre improbabili. Lo sforzo che stiamo facendo è di portare avanti tematiche generali importanti tra cui quella della programmazione territoriale, che ci ha visto portare in Consiglio comunale una corposa mozione. Una mozione che ha costretto l’attuale Amministrazione a prendere posizione e a muoversi per un accordo di programma, che può significare molto per la città e il territorio. Va dato atto a questa Giunta di aver mostrato sensibilità e anche umiltà per ragionare e lavorare in tal direzione, rispetto alla precedente Amministrazione, vittima dei suoi protagonismi, che le hanno di fatto impedito di agire, mancando di rispetto al territorio ed ai suoi attori economici e sociali.
Continueremo dunque a muoverci in questa direzione, cercando di non disperdere energie dietro i mille rivoli della politichetta locale, e sfruttando al massimo la presenza del nostro consigliere.
A proposito della politica locale, ti faccio una domanda, che, se vuoi, è anche una provocazione: sai dirmi che fine ha fatto la politica oristanese? Dove si fa? Come viene fatta? E se un cittadino, magari un ragazzo, totalmente digiuno che però ha voglia di impegnarsi, vuole impegnarsi, dove deve andare o a chi deve rivolgersi?
Può rivolgersi anche a me … Allora riprendo quanto dicevo prima: “Coraggio e libertà” è stato un esperimento di politica autenticamente civica, dove cioè non si parlava di incarichi, di caselle da riempire, di equilibri ecc., ma di temi concreti della e per la città. Questo proprio per recuperare il senso della partecipazione, dello stare insieme senza l’incubo della bilancia pronto a dire se e quanto uno pesa. E una buona risposta c’è stata. E’ però vero che oggi a Oristano non esistono quelli che tu chiami “luoghi politici”, veri, seri, dove crescere e far crescere, far maturare e, soprattutto, motivare nuova classe dirigente. La città politicamente parlando è ferma, bloccata sotto una classe politica vecchia nel più ampio senso del termine. Una classe politica che va cambiata. Ma a cambiarla deve essere la cittadinanza, cosa che invece alle ultime Comunali non si è verificata nonostante le molte e tra loro diverse opzioni disponibili . Anzi è accaduto proprio l’opposto, e cioè un ritorno a “su connottu”, forse alla ricerca di quell’affidabilità e serenità, mancate nel quinquennio precedente. Devo però riconoscere all’attuale Sindaco Lutzu, almeno in questo suo primo semestre, un impegno, un attivismo e una determinazione non comuni nel tentare di portare avanti progetti per la crescita della città.
Questo il quadro locale. Ma, poiché siamo alla vigilia delle elezioni generali, non posso non chiederti che ne pensi del quadro politico nazionale. Sei d’accordo con chi lo definisce scoraggiante, inguardabile, avvilente, oppure sei più ottimista?
Ottimista? In questo momento direi proprio di no. Lo ero qualche mese fa quando Giuliano Pisapia aveva messo in cantiere un progetto politico di cambiamento della sinistra, nel senso di un civismo aperto e solidale, con al centro del dibattito i diritti, vecchi e nuovi. Poi purtroppo la sinistra politicante ha soffocato tale iniziativa, dimostrando ancora una volta tutti i limiti del progressismo italiano ed europeo, statico, fermo a vecchie logiche di potere, e perciò stesso incapace di (r)innovare e (r)innovarsi. In generale mi pare che la politica manchi di visione prospettica, perché la sento sempre ragionare di temi parzialissimi, utili solo a fini elettorali. Così non si parla mai di grande riforma fiscale, ma di singoli contentini elettorali. Non si parla mai di previdenza, ma di aumenti a questo o quello. Non si parla mai di riforma della macchina amministrativa o della spesa pubblica o della sanità, ma si fanno riformicchie a misura dell’amministratore di turno. In questo senso la Regione sarda è davvero “brava”.
Domanda da 2.275.000 milioni: come è possibile cambiare?
Partiamo da quello che è il vero, grande problema italiano e ancor di più sardo: il recupero di una capacità di crescita e di sviluppo economico. E questo si può realizzare solo stimolando il privato a mettersi in gioco, investire e produrre, da parte di un pubblico, che deve garantire, oltre a buone condizioni reddituali, efficienza ed efficacia, rimodulando la spesa generale a favore di investimenti strategici utili e di una formazione, che dia ai giovani non solo una preparazione adeguata e spendibile ma anche occasioni italiane e sarde per crescere ed affermarsi professionalmente e per non andarsene all’estero. Faccio un esempio: il turismo culturale in Italia vale una cifra almeno a dieci numeri, ma è storicamente molto al di sotto delle potenzialità. Questo vale ancor di più per la Sardegna. Che cosa bisogna fare? La Regione sarda dovrebbe innanzitutto risolvere il gravissimo problema dei trasporti per il Continente ma anche quelli interni. Solo così le persone possono spostarsi e raggiungere tutti i luoghi. Questo deve essere l’imperativo. E invece siamo sempre in grave ritardo.
Le Regionali 2019 sono un bivio forse più importante delle prossime politiche. Cosa ti senti di auspicare per la Sardegna e per Oristano?
Il mio sogno è quello di vedere la Sardegna uscire dal coma politico in cui si trova. Vorrei vedere l’affermazione di un soggetto politico autenticamente sardo, che però non si limiti al solito sterile rivendicazionismo formulare, ma sia in grado di presentare una credibile piattaforma programmatica con al centro la crescita economica dell’isola. Sia cioè in grado di dire ai Sardi come crescere, cosa fare, con chi farlo, in quale contesto e cornice e a quali condizioni. Un tale progetto non può certo venire dai troppi populismi che animano indisturbati l’attuale politica, inseguendo soltanto il successo elettorale, che così è e sarà sempre effimero.
Cambiamo totalmente ambito. Chi vincerà il girone B della serie C2 di futsal?
Allora il Drillos è di un’altra categoria, ma “Gli Amici di Marco” ci sono e si faranno valere! A proposito, venite a vederci e non ve ne pentirete! Anzi vi innamorerete di noi e del nostro sport.