LE “CASETTE” DI VIA LACONI: DOMANI INCONTRO CON IL SINDACO [ADRIANO SITZIA]

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Domani pomeriggio alle ore 15, non più in via Laconi ma nella Sala Giunta del Palazzo Campus-Colonna si terrà un incontro durante  il quale il Sindaco e l’assessore competente illustreranno il progetto del Comune di sistemare alcuni moduli abitativi, destinati a dimora temporanea di persone senza alloggio,  in un’area comunale non edificata che si affaccia sulla stessa via Laconi, nel suo tratto terminale poco prima dei cancelli della riseria. Un progetto che però sembra aver tolto il sonno a molti residenti di via Laconi e delle vie adiacenti. Tale allarme ha trovato sfogo in un volantino distribuito qua e là nella zona, in cui alla fine emerge inequivocabile il “no” al progetto, che, stando agli estensori del testo, rischierebbe di creare una situazione social-abitativa definita “alla stregua di una baraccopoli“.
Tra i diversi timori emersi vi sarebbe soprattutto quello del trasferimento di alcuni nuclei familiari rom, attualmente residenti in altra parte della città, ma anche quello di possibili insediamenti di extracomunitari, in una sorta di zona-ghetto, proprio come qualche decennio fa – non dimentichiamocelo – venne poco … garbatamente “etichettata” proprio la prima “Corea”.
Dalle informazioni disponibili questi micro-alloggi prefabbricati (circa 28 mq) sarebbero invece destinati solo ed esclusivamente a persone in condizione di particolare necessità abitativa e non in grado di prendere in locazione gli alloggi disponibili sul mercato, per il tempo necessario a trovare una soluzione meno precaria e più decente. L’equivoco della destinazione “gitana” risalirebbe all’origine di questo progetto, impostato dalla precedente Amministrazione comunale, che, partecipando ad un apposito bando regionale, pare che avesse intenzione di sistemare in via Ghilarza proprio le succitate famiglie rom, per dare loro una sistemazione meno precaria dell’attuale. Tuttavia, la soluzione di via Ghilarza, è parsa subito impercorribile tra le altre cose perché il lotto individuato sarebbe privo delle necessarie opere di urbanizzazione, alle quali collegare i nuovi alloggi. Anche per queste ragioni l’attuale Amministrazione ha rivisto e corretto l’idea di partenza, pensando invece alle diverse persone in precarissima situazione abitativa, alle cui legittime richieste di aiuto oggi l’Ente locale, per mancanza di alloggi e di spazio nelle poche strutture “ad hoc” esistenti, non può fornire risposte positive. Si tratta soprattutto di persone che adesso vivono in auto, in cadenti roulotte o in altri alloggi di fortuna.
Siamo dunque di fronte alla solita difficile coesistenza tra pressanti necessità sociali, alle quali un’Amministrazione non può – e non deve! – sottrarsi dal dare rapidamente una qualche soluzione, e giustificabili allarmismi in chi viene a trovarsi, suo malgrado, coinvolto e chiamato ad accettare e sostenere i possibili disagi derivanti per esempio da interventi-tampone straordinari come sono le “casette” prefabbricate, che, soprattutto dal punto di vista della “qualità urbanistica”, lasciano molto perplessi. In particolare questa parte periferica della città, da sempre rimasta ai margini di Oristano e spesso trascurata quando non proprio dimenticata dalle varie Amministrazioni succedutesi in piazza Eleonora, probabilmente teme sia di perdere uno dei suoi pochi punti forti, e cioè quella sostanziale, duratura e rassicurante tranquillità, quiete e pace, rotta solo da sporadici episodi di microcriminalità, sia di subire, con insediamenti del tipo di quello ipotizzato, l’ennesima retrocessione, che peraltro inciderebbe anche sul valore stesso degli immobili, già oggi deprezzati.
Da qui l’importanza di un confronto franco ma anche costruttivo per tentare di trovare buone soluzioni, senza diktat sindacali, come nel caso ben noto di via Lepanto, ma anche senza dimenticare che ci sono persone e nostri concittadini in grave difficoltà, che hanno bisogno di aiuto.