4 MARZO 2018: TSUNAMI ELETTORALE! [ADRIANO SITZIA]

0
547

Signore e signori buongiorno! Sì? No? Forse? Vabbè, comunque sia, di un nuovo giorno si tratta, dove per “nuovo” si intendono sicuramente le importanti novità – appunto! – politiche emerse già nella tarda serata di ieri dopo i primi “traumatici” exit poll.
Intanto si temeva un remake del celebre “tutti a casa”, che invece non c’è stato: gli Italiani alla fine si sono recati ai seggi, dando forse a questo 4 marzo 2018 un’importanza tale da farlo entrare nel novero delle grandi date storiche. E’ consolante il fatto che questo non sta accadendo a causa di eserciti invasori e bombardieri distruttori, ma di una, per adesso solo iniziata, rivoluzione pacifica contro quell’establishment che, dai referendum di Segni in poi, ha retto – molto male! – le sorti di questo sempre traballante paese. Così stiamo assistendo al crollo degli ultimi monumenti alla leadership, con i quali il nostro esangue sistema politico-partitico, reduce dai (ne)fasti Anni 80, era riuscito a sottrarsi al cambiamento, continuando a gestire – da par suo – gli affari esteri – leggasi Europa – e interni nella Seconda Repubblica: l’ormai ex Cavaliere, che ci aveva promesso una clamorosa rivoluzione liberale, ed il suo giovane omologo piddino, salito ai vertici con la politica delle “rottamazioni”. A proposito di quest’ultimo, l’ossessione leaderistica, che lo ha caratterizzato, smisurata a tal punto da considerare un problema il suo stesso partito e non il suo modo pesantemente verticistico di condurlo, ha portato, insieme ad un’azione di governo giudicata dai più molto spesso negativamente, al disastro elettorale del Partito Democratico. Un partito che, ingessato proprio dal male oscuro delle sue vecchie e nuove leadership, in eterno conflitto tra loro, ha dimenticato che la sua vera essenza è la base, è la militanza, è il popolo delle primarie!
Perciò, non a caso, i trionfatori sono due movimenti politici, percepiti dalla “gente” come “anti”: anti-sistema, anti-establishment, anti-euro(pa?), anti-banchieri, anti-loft nuovayorkesi ecc. Si tratta di M5S, che si sta progressivamente trasformando in partito; e della nuova “Lega” tricolore di Matteo Salvini, che, messo da parte il gran sacerdote Bossi ed i suoi riti padani (compreso il tradizionale offertorio), sta diventando l’equivalente politico delle varie destre nazionaliste occidentali, seppur mantenendo – speriamo non solo a parole – la sua vocazione federal-liberaloide.
E la Sardegna? Con un certo interesse molti, tra cui lo scrivente, hanno seguito la nuova quanto ambiziosa proposta politica identitario-indipendentista di “Autodeterminatzione”. I numeri però non hanno premiato questo interessante esperimento, probabilmente schiacciato dalla competizione tra i grandi poli e, dunque, trascurato dall’elettorato in quanto voto “dead-end track”, “a binario morto”. Del resto un polo identitario orfano proprio dei maggiori soggetti politici di tale area (Partito Sardo d’Azione, alleatosi con la Lega; Partito dei Sardi e Unidos rimasti alla finestra) e forse, a mio avviso, anche eccessivamente sbilanciato a sinistra, partiva già svantaggiato.
Così anche nella nostra isola M5S sta trionfando con oltre il 40 % dei voti. Certo il peraltro qui non inatteso risultato dei pentastellati ha trovato abbondante alimento dalla deludente azione di governo regionale degli ormai celebri “professori” piddini. Con buona Paci di chi li mantiene ancora in sella.
Due parole su Oristano, che soltanto nove mesi fa ha scelto una nuova (?) amministrazione comunale. Ora, pur facendo le ovvie, lapalissiane distinzioni tra due diversissimi contesti elettorali, non posso non chiedermi cosa sia davvero mutato nell’animo degli Oristanesi dal giugno 2017 al marzo 2018. Se M5S anche in città è percepito come il “nuovo”, perché soltanto nove mesi fa è stato clamorosamente snobbato? Solo per le sue peraltro eclatanti divisioni interne? Solo perché il candidato a Sindaco non era molto conosciuto? Insomma dove sta la logica dell’elettore, o, almeno, di quello oristanese, che allora andò in ben diversa direzione? Non ditemi che è tutta colpa delle casettine di via Laconi!!!