MILITANTE, ADDIO! [ADRIANO SITZIA]

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Una delle figure fondamentali della vecchia politica, e, in particolare, della sinistra italiana e mondiale è stata quella del militante. Una figura che oggi sembra proprio scomparsa non solo dai radar socio-politici, ma addirittura dall’italiano d’uso comune, da questa nostra maltrattata lingua, nella sua versione post-moderna.
Una figura dunque dal sapore antico quella del militante, cioè di colui/colei che, come ci dice il vocabolario Treccani.it (ad vocem) “
partecipa in modo attivo e impegnato alla vita dell’organizzazione, del partito o del movimento di cui è membro, svolgendo, sia all’interno sia all’esterno di essi, un’azione concreta di lotta, di polemica e di propaganda”. Oggi si parla al più di “attivista”, oppure “simpatizzante”, “tesserato”,  “semplice iscritto”, persino di “volontario”, in questo caso per sottolineare soprattutto l’aspetto pratico della disponibilità di alcune ore in qualche manifestazione o attività (per esempio nei seggi per le primarie). E, come sta cadendo in disuso la parola “militante”, così stanno “mancando” anche i più importanti luoghi dove questa varietà sempre più rara di homo politicus un tempo aveva la possibilità di formarsi e di impegnarsi, cioè le sezioni di partito.
Beh, si dirà che, come tantissime altre cose, anche la politica è cambiata, si è evoluta, “trasformata” cogliendo le novità dei tempi, adeguandosi alle nuove forme di comunicazione e di dibattito, ma anche alla “velocità”, al neo-dinamismo del XXI secolo. Oggi anche la politica è da formula 1: veloce, dinamica, anglofona, e molto, molto pratica. E così i suoi attori, veloci, dinamici, social (senza più “-ismi”), e, soprattutto, pragmatici.
Ma forse è proprio questa adorazione del dio “fare” a prescindere, questo pragmatismo imperante, questa corsa alla concretezza,
ad aver costretto dentro una sempre più piccola nicchia il nostro povero, trascurato, demodè militante. Eh sì, perché il militante invece non può che essere un convinto, attivo ed impegnato sostenitore di un’idea e, quindi, di quella parte che la sostiene e la propone; e, come tale, è uno/a che si schiera apertamente, che prende una posizione mettendoci non solo la faccia, ma proprio il corpo. E’ insomma una figura che evoca la lotta; è una figura divisiva!
E’ vero che, spesso, il militante o non vedeva o si metteva i paraocchi, tanto che, ad un certo punto, per meglio tratteggiarlo è stato coniato, non a torto, il termine fortemente spregiativo di “militonto”. Ma questa critica avrebbe dovuto condurre non alla scomparsa di questa figura così poco incline all’eclettismo politico, semmai ad una sua rivalutazione riveduta e corretta. E invece … Invece man mano è prevalsa un’altra tendenza, quella che privilegia darwinianamente la flessibilità, la duttilità, l’adattabilità alle più diverse situazioni. Dunque … s
it tibi terra levis, senex mi!