EUROPEE 2019: SALVINI CONQUISTA L’ITALIA E (FORSE) ORISTANO [ADRIANO SITZIA]

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L’interpretazione dei dati elettorali di queste Europee pretende una lettura secondo diversi livelli. Il primo – il principale – è quello europeo, cioè la composizione del nuovo parlamento e le conseguenti differenze rispetto a quello eletto nel 2014. E qui le cose, nonostante l’avanzata sovranista, non così massiccia come molti temevano o auspicavano, non dovrebbero poi cambiare tanto, anche perché le vistose sconfitte di popolari e socialisti sono state compensate dai successi, in molti paesi, di liberali e/o verdi. La speranza è che questi ultimi due gruppi sappiano portare davvero qualche vocabolo nuovo nella prosa paludata e muffosa che risuona dentro le aule europarlamentari.
Poi c’è il livello nazionale dove, più che il calo di partecipazione al voto (- 2,6 %), fra l’altro in controtendenza rispetto al resto del continente, emerge prepotente il successo della Lega. I 9.153.000 voti ottenuti dai salviniani bastano per far capire l’entità di questo trionfo. Trionfo che nel 2014 arrise in maniera ancor più clamorosa al Partito Democratico, allora convintamente renziano, che ottenne 11.172.000 suffragi, ridottisi cinque anni dopo a 6.050.000!!! Una vera e propria diaspora, che certamente non ha favorito i Grillini, i cui consensi sono “scesi” da 5.792.000 a 4.552.000.
L’altro avvenimento “nazionale” di queste Europee è stato il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, nel tentativo di dare una scossa al suo esangue movimento politico. Un tentativo disperato quello del vecchio “padre-padrone”: infatti da 4.605.000 ottenuti nel 2014 FI è precipitata fino a quota 2.344.000. Eppure questa volta non c’era neppure l’NCD-UDC di Angelino Alfano – ve lo ricordate? – che cinque anni fa prese 1.200.000 voti!!!
Da segnalare infine il risultato deludente di “+Europa” e soci, fermatisi a 822.000 (3,09 %). Forse avrebbe avuto qualche chance di superare lo sbarramento del 4 % un’eventuale alleanza rossoverde, dal momento che le due principali sigle di sinistra insieme hanno sfiorato i 700000 voti ed i verdi 609000. Ma, evidentemente, ognuno ha preferito correre da solo, per starsene poi comodamente … a casa.
E le famose “destre estreme” che tanta paura stanno provocando nelle innocenti anime progressiste? Circa 130000 voti tra Casa Pound e Forza Nuova, meno dello 0,5 %. Scampato pericolo, amici progressisti! Ora potete continuare a dormire sonni tranquilli come quando c’era Lui!!!
Un terzo livello di lettura è quello sardo. La nostra isola, ancora una volta – purtroppo! – inserita nella V circoscrizione con la Sicilia, ha mostrato il suo tradizionale disinteresse nei confronti delle elezioni europee. Se nel 2014 i votanti erano stati 590.000, questa volta si è rischiato di scendere sotto quota mezzo milione, superata di appena 2000 unità (ca. il 35 % degli aventi diritto). Le province dove s’è votato meno sono state Nuoro (34,36 %, con alcuni comuni – Lodè, Lula, Noragugume, Onifai – dove ha votato neppure un quinto degli elettori!), Sud Sardegna (34,68 %) e Oristano (35,10 %). Da notare che a Nuoro città, il cui sindaco era candidato nel PD, hanno votato poco più di 12000 cittadini (39,93 %).
Un disinteresse figlio probabilmente anche della relativa vicinanza alle Regionali (24 febbraio), in cui i partiti ed i loro ormai ridotti apparati hanno bruciato gran parte delle loro energie. Inoltre a queste Europee, così come del resto nel 2014, non s’è presentata neppure una lista identitaria, lasciando scoperta questa ormai rilevante parte dell’elettorato.
Il risultato sardo comunque vede ancora la vittoria della Lega con 135500 voti (27,57 %), che guadagna più di 55000 voti rispetto alle Regionali di appena tre mesi fa. Sicuramente i “salviniani” si sono giovati dell’attivo sostegno del Partito Sardo d’Azione, il loro principale alleato nell’isola, assente a queste elezioni.
M5S prende 126.300 voti, 46000 in meno rispetto alle precedenti Europee, ma 58000 in più rispetto alle Regionali di febbraio.
Il PD sale sul gradino più basso del podio con i suoi 119.260 voti, quasi centomila meno del 2014, ma 24000 in più delle ultime Regionali. Forza Italia, con i suoi 38000 voti (7,81 %), crolla sia rispetto alle Europee del 2014 (prese 92000 voti) sia soprattutto rispetto a febbraio (56500). La crisi di questo partito in Sardegna, se possibile, è ancor più forte che altrove (in Sicilia gli azzurri hanno sfiorato il 17,00 %!).
Trend positivo quello di FdI che passa dai 19800 del 2014 ai 30861 ottenuti domenica. Alle ultime Regionali ne ha ottenuto 33423, perdendo leggermente in termini numerici, ma guadagnando bene in punti percentuale (+ 1,5 %).
Tutte le altre sigle non hanno raggiunto neppure il 2 %.
Infine il nostro Oristanese, dove la Lega si afferma con il 30,4 % dei voti, seguita da M5S (25,22) e PD (20,86). FdI, con il suo 6,69 %, rischia di raggiungere FI, fermatasi all’8,19 % (708 voti di differenza). Da segnalare i 1065 voti di “+Europa” e i 1009 voti di “La Sinistra”.
Per quanto riguarda Oristano città, innanzitutto va segnalato un dato in controtendenza rispetto a quello generale: l’aumento della partecipazione al voto: più 1,54 %.
Un altro dato in controtendenza è quello di Forza Italia, che ha conquistato 64 voti in più rispetto alle Regionali, attestandosi a quota 952 voti (8,77 %). Chiaramente il quadro elettorale molto più semplificato e la presenza di una candidata della città hanno consentito agli “azzurri” questo seppur piccolo successo.
In città la Lega vince con 2987 voti (27,5 %), rispetto ai 2079 delle Regionali di febbraio. Secondo partito in città è quello democratico, che ha preso 2681 voti (24,7 %), oltre 1200 in meno rispetto al 2014 (37,8 %) ma 1080 in più rispetto a febbraio scorso. Poi M5S con 2406 voti (22,1 %), settecento in meno rispetto al 2014, ma oltre mille in più rispetto a tre mesi fa (1341); FdI (708), “+Europa” (337), “La Sinistra” (296).
Due brevi osservazioni conclusive, una locale e una nazionale. Quella locale riguarda la Lega: è evidente che prima o poi quello che è il maggiore partito in città si organizzerà e in qualche modo farà sentire la sua voce anche nei palazzi di piazza Eleonora. Il problema, per gli altri partiti – sopratutto di maggioranza! – è appunto il “come”. Staremo a vedere.
Quella nazionale? Vi ricordate dell’Altra Europa con Tsipras (1.100.000 voti nel 2014) o del già citato “Nuovo Centrodestra – UDC” di Alfano (1.200.000 voti nel 2014)? Dalla stabilità della Prima Repubblica siamo passati in men che non si dica all’imprevedibile ed incontrollabile mutevolezza del quadro e delle fortune politiche della Terza Repubblica deideologizzata!