“Tutto sanità, solo sanità, … state sani se potete, tutto il resto è sanità”, avrebbe potuto cantarci un Branduardi cittadino oristanese in questi tempi molto difficili per tante cose, compresi i servizi sanitari ed, in particolare, ospedalieri. Ieri, in un Consiglio comunale aperto (ma non affollatissimo come in altre occasioni), è andata in scena l’ennesima (inutile?) puntata del confronto tra amministrazioni locali e rappresentanti regionali innanzitutto per tentare di salvare quel (poco) che è rimasto e che ormai mese dopo mese perde pezzi, e poi per cercare di avere tutto ciò che le stesse leggi in vigore hanno attribuito alla sanità arborense.
In apertura di consiglio il Sindaco Lutzu, i consiglieri Pecoraro e Anna Maria Uras, ribadendo che la salute e l’accesso alle cure sono un diritto primario, dunque per tutti e non solo per alcuni, e sottolineando quanto in questi ultimi anni è stato non fatto bensì disfatto, hanno chiesto ai consiglieri regionali del territorio presenti – ne mancava solo uno – ed in particolare ai due componenti oristanesi della commissione sanità, Domenico Gallus e Annalisa Mele, entrambi peraltro medici, non più parole ma finalmente fatti concreti per risolvere le urgenze dell’immediato, aggravate dal fatto che siamo in periodo di ferie. Per i più distratti ripeto la filastrocca, ormai comune quasi quanto quelle delle più famose formazioni calcistiche: gli organici largamente insufficienti un po’ in tutti i reparti e servizi; la mancanza di medici specialisti, che mette a rischio la sopravvivenza stessa di alcune unità (in primis l’emodinamica adesso con un solo specialista); i problemi della chirurgia e dell’ortopedia-traumatologia; la carente dotazione strumentale di un servizio imprescindibile come la radiologia; le gravi carenze organiche del Pronto soccorso e dello stesso “118”, costretto a fare i conti con la penuria di nuove leve, perché non sono stati attivati i corsi formativi; il sovraccarico di lavoro del laboratorio analisi ecc. ecc.
Last but not least c’è poi l’altra parte del contenzioso, quella relativa a tutto ciò che il San Martino, classificato D.E.A. di 1 livello, ma ben lontano dall’esserlo, avrebbe dovuto già avere. Ma qui inizia il celebre libro intitolato “Dei sogni”, ché tali rimarranno – come giustamente ha evidenziato il manager Meloni – in mancanza delle necessarie risorse e dell’indispensabile programmazione. Tanto per citare alcune chimere ricordate anche ieri sera, non si sa bene che fine abbia fatto la prevista apertura del servizio Stroke Unit, dedicato alle emergenze neurovascolari (leggi ictus) e necessario complemento all’emodinamica, del quale si parla da oltre un decennio; e, con esso, del previsto potenziamento della rianimazione, dell’istituzione dell’osservazione semi-intensiva, senza dimenticare i “fossili” di oculistica ed otorinolaringoiatria. Non a caso Sulis, presidente dell’Ordine provinciale dei medici, ha ricordato che la mobilità passiva ambulatoriale porta fuori dalla provincia almeno 40 milioni di euro ogni anno, quella ospedaliera addirittura 50!
Le tanto attese risposte di Gallus e Mele, delegati dall’assessore Nieddu ad affrontare le “feroci” orde oristanesi, tralasciando, per quanto possibile, le scontate quanto purtroppo ben fondate critiche alla “riforma” sanitaria del centrosinistra (quella, per intenderci, della famosa ATS, che Alfonso Marras ha definito come un “mostro paragonabile ad Abbanoa”, dell’AREUS e della nuova rete ospedaliera), che ha funzionato solo dal punto di vista di tagli e risparmi di spesa, non certo da quello della qualità dei servizi, e al là delle solite “assunzioni di responsabilità” – “ormai ci siamo noi e quello che accadrà in questi cinque anni riguarda noi” ha detto Gallus – hanno toccato diversi temi, generali e specifici. In particolare secondo Domenico Gallus, per diminuire le lunghissime attese nei pronto soccorso, considerando che spesso si tratta di “codici bianchi”, è in discussione il progetto di destinare un medico solo a questi ultimi, mentre sul fatto che Oristano non ha avuto ciò che la legge stessa dice che avrebbe già dovuto avere, ritiene che ciò non sia dipeso solo ed esclusivamente dalla politica – “finora non abbiamo chiuso nessun reparto, li abbiamo solo un pochettino distrutti”, ha sottolineato ironicamente. Ovviamente l’onorevole, che è anche Sindaco di Paulilatino, ha stigmatizzato la creazione dell’ATS, garantendo che Oristano avrà nuovamente la sua ASL. Gallus ha poi affrontato lo spinoso argomento del DM 70, sottolineando che ne è stato fatto un uso ad intermittenza, applicandolo puntigliosamente solo quando c’è stato da tagliare. Il problema, secondo Gallus, è quello di porsi degli obiettivi ben precisi e di raggiungerli.
Per quanto riguarda gli interventi alla mammella, purtroppo le disposizioni in vigore sono quelle. Chi, come il dott. Meloni, è chiamato a farle rispettare non ha responsabilità. Occorre dunque correggere queste norme.
Sulla carenza di medici di base, Gallus ha voluto rimarcare il fatto che questa è solo apparente, “perché con le graduatorie siamo indietro di quattro anni”.
Gallus ha concluso plaudendo alla costante e attiva presenza di Sindaco ed assessore delegato alle riunioni: “una presenza – ha rimarcato – che invece prima, quando le cose andavano meglio, era meno assidua”.
Annalisa Mele ha, se possibile, ancor più sottolineato il fatto che quella di oggi è la pesante eredità lasciataci da chi ci ha preceduto, e che, però, in questi ultimi quattro mesi diverse cose positive sono state già messe in campo per correggere gli errori del passato. Infatti “in prima persona, perché conoscevo molto bene la situazione – ha detto la Mele – mi sono impegnata con l’assessore per una variazione di bilancio che permetta la formazione di 60 nuovi specialisti da destinare al 118 sardo”. Per quanto riguarda l’emodinamica, la consigliera leghista ha preannunciato tempi rapidi per la conclusione del tavolo della rete cardiologica, dopo la quale si andranno a riscontrare le disponibilità di 3 emodinamisti per permettere l’apertura del servizio almeno h12. Inoltre, sempre con la stessa variazione di bilancio, sono stati riservati 500000 euro per nuove scuole di specializzazione, auspicabilmente da riservare ai soli laureati della Sardegna; e 3,5 milioni per aumentare le ore della polispecialistica così da abbattere le liste d’attesa.
Sulla evidentemente improcrastinabile (ennesima) riforma sanitaria, secondo la Mele, non possiamo né dobbiamo calarla dall’alto: questa va invece calibrata sulle effettive esigenze dei nostri territori, degli utenti e dei lavoratori della sanità.
Che dire? Non ci resta che … attendere, ormai non saprei dire con quanta fiducia, qualcosa di più concreto di un altro Consiglio comunale o assemblea – si è perso il conto – dedicati alla trascurata e disastrata sanità oristanese.