Ricordo bene quando nel volley di inizio anni ’80, ci fu una sorta di rivoluzione tecnica con la “nascita” di un nuovo ruolo e, con esso, di un nuovo tipo di giocatore, il cosiddetto “opposto”, altrimenti definito “universale”. Successivamente la scuola statunitense, seguita poi dagli altri paesi, specializzò questo ruolo – oggi attaccante atletico e potente, dotato di notevoli capacità di elevazione e salto, per intenderci uno Zaytsev – facendogli perdere però quella duttilità tecnico-tattica che ne aveva caratterizzato gli inizi.
Nel calcio invece, soprattutto dopo la svolta “totale” degli Olandesi (l’imbattibile Ajax di Michels e Kovacs), il player completo e continuo, capace di adattarsi a giocare in qualsiasi zona del campo, è diventato patrimonio appunto “universale”, molto apprezzato e molto ricercato da tecnici e società. Così anche nel basket, nel futsal, nello stesso sci ecc. ecc.
Ovviamente anche la politica, i cui esponenti tradizionalmente seguono con molta attenzione le vicende sportive, pronti a coglierne gli aspetti più “utili”, ha studiato queste evoluzioni concettuali. E in effetti, lungi dallo specializzarsi, tanti tra i politici hanno saputo ricoprire ruoli e incarichi spesso i più disparati. Ma a nessuno è mai venuto in mente di definirli “universali”, al più “politicanti”, “professionisti della politica”, “politici di lungo corso”, o, dottamente, “buoni per tutte le stagioni” (Thomas More non c’entra niente).
Tuttavia, a mio avviso, l’etichetta di “universale” potrebbe ben descrivere quanto sta accadendo nel Consiglio comunale di Oristano, dove non trascorre mese senza assistere – a volte persino increduli – a cambi di casacca, “civizzazioni”, nascite di nuovi gruppi o miracolose resurrezioni di gruppi o sigle defunti. Infatti più della metà dei consiglieri eletti ventotto mesi fa si è smarcata e/o spostata dalla lista che l’aveva portata agli Scolopi, fino al paradosso di vedere gruppi consiliari scomparsi dopo la fuoruscita dei loro originari amministratori, riapparire dopo poco tempo rappresentati da nomi completamente diversi; o di rincontrare nell’Aula degli Evangelisti, gli unici rimasti al loro posto, sigle ritenute ormai estinte. Del resto, in epoca “global”, la nuova tendenza, per quanto riguarda le caratteristiche del politico moderno, predilige non solo, come in passato, la duttilità amministrativa e la capacità di correre in discesa come nello slalom, ma ancor di più l’eclettismo e l’ibridismo ideali, che consentano cioè di poter giocare “bene”, secondo le fasi del match, come progressisti o come liberali, riformisti o rivoluzionari, moderati o massimalisti, qualche volta perfino come indipendentisti.
Domanda ai responsabili dei partiti: pensate che sia proprio questa la politica che la “gggente” vuole?