UNA “PERIGLIOSA” AVVENTURA NELLE STRADE DEL SACRO CUORE [ADRIANO SITZIA]

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Ve lo ricordate l’avventuroso viaggio dell’irriducibile “miliziano” Primo Arcovazzi, quando, con un sidecar, stava riconducendo a Roma l’antifascista fuggiasco Erminio Bonafè? Ad ogni impedimento stradale il camerata tutto d’un pezzo si premurava di avvisare il suo passeggero descrivendo l’ostacolo: “Buca … dosso … buca con acqua … buca con fango … rapidi ed invisibili partono i sommergibili … bucaaaa!” Ora, più o meno la stessa cosa la fanno gli automobilisti percorrendo le strade oristanesi ed i pedoni “marciando” sui trottoir o su ciò che ne rimane: “buca”, “buca profonda”, “taglio”, “sconnessura”, “trappola”. Ormai ogni spostamento si trasforma in un’insistente espressione di rabbia con conseguente turpiloquio. Del resto la situazione disastrosa di molte vie penso che sia ben nota a tutti, amministratori comunali inclusi. E la stessa stampa, peraltro per altri aspetti, così come del resto la maggior parte della cittadinanza, piuttosto paziente con gli attuali inquilini degli Scolopi – a differenza di quanto accadde nei confronti dei loro predecessori: ve li ricordate i famosi “comitati civici”!? -, ormai non manca di far notare le proteste che da un capo all’altro del territorio cittadino quasi giornalmente si levano a più voci.
Uno dei quartieri tradizionalmente più silenti è il Sacro Cuore: silente tanto quanto le sue vie sono un vero e proprio disastro. Ed i recenti lavori per la posa della fibra ottica così come per quella di linee elettriche, anche a motivo delle abbondanti precipitazioni oltre che di ripristini non proprio perfetti – soprattutto laddove l’asfaltatura non è stata ancora fatta – certamente non hanno migliorato le già pessime condizioni del fondo stradale. Chiaramente le responsabilità, almeno in questo specifico caso, non sono direttamente ascrivibili all’ente locale. Ma una maggior sorveglianza avrebbe sicuramente evitato ulteriori problemi. Mi riferisco per esempio ad una serie di … (autocensura), che, girando per le vie del quartiere, si possono ammirare. Che dire del parziale danneggiamento dello spartitraffico di via Palmas nel tratto precedente la famigerata rotonda di via Carbonia-piazza Torrente? Che dire di alcuni punti della già rovinante via Laconi, dove l’apertura un po’ brusca delle lastre di copertura di pozzetti dell’illuminazione pubblica ha – è proprio il caso di dirlo – “lasciato il segno”!!!??? Fino al paradosso di un piccolo tratto di viale dei Mille (circa 10 m), dove, pur essendo stata fatta, alcuni mesi fa, la predisposizione per l’asfaltatura, poi le cose sono rimaste così.
Ovviamente, come dicevo, questi lavori hanno solo dato un loro contributo, pur significativo, a peggiorare le cose. Infatti lo stato di abbandono del quartiere già prima era fin troppo evidente, tra buche, buche con acqua, buche con fango, dossi, e pure arance (frutto di stagione). Il parziale crollo dopo lunga agonia del muro dell’ex Isola di via Olbia, con l’ennesima interruzione del marciapiede, è lì a testimoniare senza equivoci lo stato delle cose. “Da un anno, ogni notte, m’insogno e me pare/ d’annà in un castello/che guarda sul mare/nun sogno che quello”, così esordivano i ‘Sogni’ di Trilussa, destinati ovviamente a rimaner tali.