Ieri pomeriggio, presso l’impianto per il trattamento RSU di Masangionis-Arborea, di proprietà del CIPO (Consorzio Industriale Provinciale Oristanese), si è svolta una partecipata assemblea dei lavoratori, alla presenza dell’assessora regionale all’industria, l’ex sindaca di Siamaggiore Anita Pili, e del direttore generale del Consorzio, ing. Siddu. L’argomento oggetto dell’incontro è il problema della futura posizione dei 34 dipendenti a tempo determinato, che lavorano nell’impianto. Tra l’altro si tratta della maggioranza degli occupati, che in tutto sono una sessantina.
I suddetti 34 dipendenti furono assunti dall’allora gestore dell’impianto di Masangionis, la società padovana Intercantieri Vittadello, tramite agenzia interinale, ovviamente con un contratto FISE (Federazione Imprese di Servizi, Assoambiente) così come gli altri dipendenti del settore. Successivamente, e cioè dopo che il CIPO ha deciso di avocare a sé anche la gestione di Masangionis, e, dunque, la tipologia del contratto è diventata quella standard FICEI (Federazione Italiana Consorzi Enti Industrializzazione), è stato stipulato un accordo “di prossimità” tra lo stesso gestore e i sindacati, in base al quale tutti questi 34 lavoratori a tempo determinato sarebbero rimasti per 60 mesi al Consorzio, salvo l’eventuale rilevante calo dei conferimenti e quindi di lavoro nell’impianto.
Tuttavia, appena 24 mesi dopo la stipula del suddetto accordo, il Consorzio sembra aver riveduto le sue strategie, puntando ad esternalizzare nuovamente il contratto di lavoro di questi dipendenti, facendoli transitare in una Coop pur con lo stesso contratto attualmente in vigore, quello FISEI. Tale proposta ha però sollevato molte preoccupazioni nei lavoratori e parecchi dubbi nelle forze sindacali che li rappresentano. Il principale timore è quello di un indebolimento della posizione lavorativa di questi dipendenti. Da qui la necessità di aprire un tavolo di confronto, innanzitutto per capire bene la proposta e per fugare i dubbi sul futuro degli occupati a tempo determinato. Dubbi peraltro accresciuti dal fatto che il CIPO, nel frattempo, non ha ancora sostituito neppure i sei lavoratori andati in pensione negli ultimi due anni.
L’assemblea di ieri sera è stata utile soprattutto come primo momento di confronto, dal momento che ciascuna delle parti è rimasta sulle sue posizioni iniziali.
Da parte sua, l’assessora Pili, la cui presenza in quanto segno tangibile dell’attenzione con cui a Cagliari si sta seguendo questa delicata vertenza, è servita a tranquillizzare i lavoratori, intervenendo nella discussione si è impegnata ad aprire quanto prima un tavolo di trattativa tra le parti sulla base delle richieste sindacali, per trovare la migliore soluzione possibile.
A proposito di rifiuti, un altro problema in capo alla Regione interesserà fra pochissimi anni stavolta tutti i cittadini dell’Oristanese, e, soprattutto (leggasi TARI!), le loro tasche già oggi piuttosto prostrate: si tratta dell’obbligo del trasferimento del rifiuto secco e degli ingombranti al Termovalorizzatore CASIC di Macchiareddu, attualmente fermo per il costoso revamping dei suoi forni. Un trasferimento che, come già dimostrato nei pochi mesi in cui ciò è avvenuto (agosto 2019 – primi mesi 2020), ha comportato un importante aggravio di costi, soprattutto sotto la voce “trasporto e conferimento”. Si spera che la politica locale non si conceda anche in questa probabile vertenza, i suoi soliti pisolini.
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