Camminare per le vie del Sacro Cuore non si può considerare certo un grande piacere, né per gli arti inferiori, a costante rischio di inciampo, né per gli stessi occhi, ai quali si presentano viste non esattamente spettacolari. Esistono poi dei luoghi che, per motivi molto diversi, appaiono in uno stato di grave trascuratezza o, addirittura, di rovina. Tra questi le Scuole medie ‘Deledda’, dove tanti residenti nel quartiere hanno studiato dagli Anni 70 in poi, e, che lo scorso dicembre sono state chiuse perché ritenute poco sicure; e, già da qualche decennio, l’ex ceramica di via Olbia, che, ai suoi tempi, ospitò fra l’altro anche l’I.S.O.L.A. e la C.M.A. , e che oggi è un rudere. Nel primo caso si parla di possibile demolizione, anche a motivo della presenza pericolosissima dell’amianto, mentre per quanto riguarda via Olbia, crollo dopo crollo e con – almeno questo! – un intervento di bonifica dall’amianto, la struttura – o, più esattamente ciò che ne rimane – era stata inserita dall’Amministrazione Tendas nel calderone di ‘Oristano est’, per ospitarvi un centro diurno dedicato agli anziani ed, in generale, al supporto delle fasce più deboli, da realizzarsi mediante partnership pubblico-privata (fifty-fifty). Tuttavia, ancor più con i tempi che corrono, progetti come quest’ultimo, se vogliamo anche interessante soprattutto in un quartiere privo tanto di servizi quanto di spazi d’incontro e di socializzazione – e abitato da una popolazione in buona parte avanti con gli anni! – temo che siano destinati a rimanere… tali. Ecco quindi l’occasione per ripensare i suddetti spazi, o, altrimenti, di rimetterli a disposizione.
Ora, se per via Olbia, tenuto conto proprio del fatto che ormai ciò che è rimasto non è molto, il ventaglio di soluzioni appare piuttosto ampio, invece l’eventuale demolizione del complesso scolastico di via Santu Lussurgiu, per la quale sarebbe stato ottenuto anche il necessario finanziamento, potrebbe consentirci di rivedere in termini più ambiziosi il miglioramento delle strutture sportive che già insistono in quell’area. In particolare il campo scuola d’atletica ‘Sinis Nurra’, per il quale sarebbe stato trovato un finanziamento di 350.000 euro per il rifacimento della pista, oggi fortemente usurata, e per interventi sulle pedane (in particolare la “gabbia” per i lanci, parzialmente caduta), potrebbe davvero diventare il centro di un polo sportivo vero e proprio, degno di quella “Città dello sport”, che campeggia ancora in diversi punti di Oristano e che però, se si va avanti così, rischia di affiancarsi alla “città della ceramica”, ancora ben lungi dall’essere tale, o alla “città della cultura”, diventata anch’essa un “cult“. Così, utilizzando l’ampio terreno attualmente a disposizione della scuola, si potrebbero realizzare ulteriori strutture sportive e di servizio, che renderebbero il nostro ‘Campo CONI’ un punto di riferimento a livello regionale, e che potrebbero essere utilizzate anche dagli studenti del Liceo sportivo presso l’IIS ‘Mariano IV’ di via Messina e dai ragazzi che frequentano la palestra della ‘Deledda’. Del resto, già ora ipotizzare di realizzare un altro pistino coperto, utilissimo non solo nel periodo invernale, e, di dotare – finalmente! – il campo d’atletica di spogliatoi per numero e qualità degni di questo nome, potrebbe benissimo essere apprezzabile punto programmatico per le ormai vicine Comunali.
In generale l’auspicio è che Oristano trovi proprio nello sport quella possibilità di valorizzare la sua posizione centrale, e, insieme, quella capacità attrattiva che oggi, francamente, risulta alquanto debole. Ma, per far ciò, non basta mettere quattro striscioni “Città dello sport” o “della ceramica”.