“Siamo alle solite! Di fronte ad una situazione grave e caotica, come quella delle file davanti alle farmacie, per la esecuzione dei tamponi non si può accedere alle parafarmacie, ma solo alle farmacie. Il ministro spieghi perché, senza arrampicarsi sugli specchi”. E’ questo il commento del Segretario Nazionale del TDMe – Tribunale dei Diritti e dei Doveri del Medico, dott. Bruno Palmas, di fronte alle numerose proteste che in tutto il Paese i farmacisti delle parafarmacie stanno esprimendo nei confronti del divieto ad eseguire i tamponi antigenici nelle proprie strutture. “Strutture regolarmente autorizzate e nelle quali si vendono farmaci di classe C, strumenti medicali, presidi di medicazione, ecc. da parte di professionisti che hanno le medesime caratteristiche professionali di coloro che operano nelle farmacie – prosegue Palmas -, col risultato incomprensibile di privilegiare gli interessi lobbistici di alcuni a danno di altri”. Contro questa incredibile condizione, e considerato l’assoluto immobilismo del Ministero della Salute, i farmacisti delle parafarmacie hanno opposto un ricorso amministrativo al TAR della Regione Marche, che ha visto il pronunciamento favorevole del Consiglio di Stato ma sul quale, stante la diffida dei farmacisti di Federfarma, il Tribunale amministrativo si pronuncerà a Dicembre. “Non si comprende perché il Ministro Speranza non voglia cogliere le sollecitazioni che arrivano dai farmacisti di Parafarmacia – spiega ancora Palmas – dato che queste sollecitazioni sono in linea con il processo di liberalizzazione posto in essere a suo tempo da Bersani. E dato che gli interessi economici giganteschi che ruotano intorno alle attività del Ministero della Salute sono da sempre oggetto di attenzione da parte di lobbisti di vario genere, crediamo sia necessaria una forte azione di contrasto alle discriminazioni interessate e agli affarismi di ogni sorta”. Palmas conclude con un invito preciso al Ministro Speranza: “Caro Ministro, i parafarmacisti sono farmacisti con pieno titolo a praticare la professione. Non discrimini la loro laurea, non li mortifichi, non li emargini, gli riconosca il ruolo, gli chieda di essere parte integrante del SSN. Non li faccia diventare i parenti poveri di questa professione. Loro si aspettano il riconoscimento della propria dignità di ruolo. E noi crediamo che abbiano ragione. Per questo oggi stiamo dalla loro parte”.