Va dato atto a Bruno Palmas, sia come responsabile del Dipartimento Sanità di Articolo UNO Sardegna che in qualità di dirigente del Tribunale dei diritti e doveri del medico, di una costante e tenace opera di informazione critica sulla disastrosa situazione della sanità isolana, di cui purtroppo tragicamente, sempre più Sardi oggi sono diventate vittime, come dimostrano i recentissimi decessi al superaffollato Pronto soccorso del San Martino di Oristano. Oggetto del suo ennesimo intervento stavolta sono i gravi problemi dei diversi sistemi informativi regionali, spesso non in grado di dialogare tra loro con il conseguente concreto rischio di smarrimento di una considerevole mole di dati, se le informazioni non sono centralizzate. Rischio che oggi, in Sardegna, sta diventando realtà, come dimostra il caos dei Super Green Pass non pervenuti ai cittadini.
“Eppure da almeno 15 anni – afferma Palmas – è noto che il sistema MEDIR non è in grado di colloquiare con il resto del sistema informativo nazionale per la mancata interoperabilità dei sistemi. Ma le Regioni si sono innamorate (solo innamorate?) dei propri recinti informatici, della possibilità di gestire in proprio gli appalti tecnologici multimilionari, nati e cresciuti con la regionalizzazione del sistema sanitario, senza una regia unica nazionale nonostante le norme attribuiscano allo Stato potestà esclusiva sui dati informatici e sui flussi informativi”.
Il responsabile regionale del Dipartimento Sanità di Articolo UNO prosegue indicando le responsabilità, già quando, diverse giunte or sono, divennero esecutivi gli appalti per la informatizzazione del sistema sanitario sardo: “Già da allora i medici indicarono le difficoltà che si intravedevano all’orizzonte, tracciati record incompleti, sistemi operativi inadeguati, software differenti anche all’interno dello stesso sistema sanitario sardo, nonostante nel tempo si siano spesi complessivamente e incredibilmente centinaia di milioni di euro!”.
Da quelle pessime scelte tempo ne è trascorso, inutilmente. Da ultimo anche l’assessore Nieddu – rileva Palmas – sembra essersi incanalato in questa corrente negativa, che, tra l’altro, non mettendo i medici nelle condizioni di lavorare bene con il dovuto supporto, può trasformarsi in qualcosa di molto più grave del solo disagio di non ricevere un certificato.