“E poi se la gente sa,/e la gente lo sa che sai suonare/suonare ti tocca/per tutta la vita,/e ti piace lasciarti ascoltare”. Questi versi di De Andrè – e Giuseppe Bentivoglio – mi sono venuti in mente stamane leggendo alcuni articoli sulla fine della sgangherata telenovela di 500 puntate ‘Un candidato per tutti’, girata e trasmessa a reti unificate e senza interruzioni dal centrodestra oristanese, nei primi mesi di questo sempre più difficile e tragico 2022, e le cui ultime puntate sono andate in onda, lunedì notte, in prima, seconda e terza serata. Ora, appunto, è giunto per tutti i “suonatori Jones” della politica locale il momento di “lasciarsi ascoltare” dando voce ai loro dolci flauti, così da far dimenticare quanto prima ad un’opinione pubblica, evidentemente ritenuta svanita e allocca, il triste spettacolo di questo lungo periodo, per poter ancora una volta tagliare un traguardo ben diverso da quello dell’eroe senza gloria, senza soldi ma anche senza rimpianti, cantato da Faber cinquant’anni fa.
Sì il parto è stato tardivo ma il nuovo nato è sano, ci è stato subito riferito. Tuttavia, l’impressione è che in quella sala parto, troppo affollata, ci sia stata almeno parecchia confusione tra genitori, parenti, ostetrici, anestesisti, infermieri, oss, che, ad un certo punto, sia scomparsa pure la forcipe, e che all’ultimo sia stato urgentemente necessario eseguire un cesareo, fatto nonostante la ben nota carenza di personale sanitario. Così, tra le righe di qualche dichiarazione, oltre alla ovvia stupefazione di fronte al miracolo di questa nuova vita ed alla sua già sana esuberanza, si può cogliere anche qualche piccolissimo fiotto di delusione. Niente di preoccupante, ovviamente, tanto più che adesso occorre concentrarsi sulla chiusura delle liste e sul completamento degli adempimenti burocratici, perché mezzogiorno del 14 maggio è lì ad un tiro di schioppo. Poi si vedrà.
Resta però tragicamente innegabile – occorre ripeterlo – la sempre più scarsa considerazione, il sempre minore rispetto che la politica, in questo caso oristanese, mostra rispetto all’elettorato, ai cittadini: se la sinistra, nel giro di pochi anni, è passata dalle più o meno finte primarie al più tradizionale e comodo tavolo, invece la destra, molte delle cui componenti si definiscono – ahinoi! – “liberali”, e che da sempre ama i luoghi chiusi, sembra aver brevettato un nuovo metodo di scelta: le ultimarie (vincit qui patitur). Tanto poi ci penseranno i soliti pifferai a diffondere soavi ed armoniose musiche. Domanda: anche stavolta la famosa “gggente” si farà suggestionare?