Tutti questi lunghi mesi di interminabile crisi comunale, di cui ieri sera s’è svolto l’ultimo – ne siamo davvero sicuri? – atto formale (le comunicazioni del Sindaco al Consiglio) hanno dimostrato, per l’ennesima volta, il pessimo stato di salute della politica oristanese. Una politica che, sfruttando cinicamente a proprio vantaggio la remissività dell’opinione pubblica locale anestetizzata e ormai rassegnata all’inesorabile declino – in tal senso gli stessi dati demografici sono spietatamente incontrovertibili! -, va avanti con la sua recita come se nulla fosse.
Ieri sera il Sindaco ha nuovamente riproposto l’abusato refrain “mettiamoci una pietra sopra e volemose tutti bene nell’esclusivo interesse di Oristano“. Ma le assai conosciute note, eseguite, per l’ennesima volta, dal primo cittadino, non hanno certo risvegliato la già visibilmente svogliata assemblea.
Nei pochissimi interventi dell’inutile, fiacco e spento dibattito – con la sorprendente eccezione di Maria Obinu e della, almeno a tratti, grintosa replica dello stesso Massimiliano Sanna – seguito alle dichiarazioni del Sindaco, è stata più volte proposta la domanda: quali sono (stati?) i motivi della crisi? Beh, la risposta era seduta lì, tra gli stessi banchi sotto i sempre più esterrefatti Evangelisti: è quello che si definisce convitato di pietra. E’ un tipo elegante, composto, immobile, invisibile solo per chi non vuole vedere, muto come i consiglieri di maggioranza ma ben noto a tutti. Solo qualcuno, quando, nel gioco delle parti/ruoli, è costretto a parlarne, si limita a fornirne una sintetica descrizione (non sia mai che …). Comunque si chiama Potere (di nome fa “Gestione”). Piccolo o grande che sia!
Allora, qual è il problema? Forse lo intravide, già tanti secoli fa, Tacito: “Rarum, in societate potentiae, concordes”. Oggi si potrebbe dire: mi piace troppo e lo voglio tutto per me!
E tutto il resto? I buoni propositi, le lodevoli intenzioni, i vellutati discorsi da applausi scroscianti, … ? Oi, funti faulas!