Anche il Centro Servizi Culturali – UNLA di Oristano ha voluto ricordare il Maestro Francesco Salis, suo primo presidente, nel centenario della sua nascita. Lo ha fatto con la presentazione del volume ‘Francesco Salis. Un maestro per la comunità‘ (Iskra), che Antonio Pinna, ex dirigente scolastico e già autore di altri studi biografici, gli ha voluto dedicare.
Alla presentazione, svoltasi ieri sera nella sala del Centro di via Carpaccio, con l’autore hanno dialogato il padrone di casa, Marcello Marras, la figlia de su Mastru, professoressa Mimi Salis, e Maria Arca, presidente del Centro di cultura per l’educazione permanente – UNLA di Santu Lussurgiu.
La figura di Francesco Salis, per le innovazioni pedagogico-formative introdotte, i risultati ottenuti e il lascito di istituti, luoghi e operatori culturali ancor oggi apprezzati è, come è stato ricordato dai relatori, degna di stare accanto a grandi personalità del settore ben più conosciute, come Alberto Manzi, Carlo Piantoni e, per quanto riguarda la lotta non violenta contro la povertà e l’arretratezza quasi endemiche nel Mezzogiorno, lo stesso Danilo Dolci, che non a caso Su Mastru conobbe personalmente. “Invece il rischio dell’oblio, – ha sottolineato Pinna – ovviamente non a Santu Lussurgiu, dove il ricordo di Salis è molto vivo, pieno di affetto e gratitudine, bensì in Sardegna e fuori, è molto forte, così come è accaduto ad un altro importante personaggio della nostra cultura, Antioco Zucca, filosofo e pensatore di Villaurbana, al quale trent’anni fa ho dedicato una monografia, contribuendo alla sua riscoperta” (curiosamente anche Zucca fu docente a Santu Lussurgiu).
Per questa sua ricostruzione biografica Pinna ha ricordato di essersi avvalso del contributo determinante di due tesi di laurea, – autori Lorenzo Porcu e Mauro Ardu – e delle ricerche in vari archivi, tra cui quello del Centro UNLA di Santu Lussurgiu.
Del suo carattere gioviale, della sua ironia, schiettezza e generosità, ha parlato, con accenti molto affettuosi, la professoressa Salis, che ricorda ancor oggi gli incoraggiamenti del padre in ogni sua scelta e iniziativa. Da parte sua, Maria Arca più volte ha accennato all’affetto ed alla gratitudine con cui ancora i Lussurgesi ricordano questa illustre figura, accanto alla quale ha voluto citare anche Francesco Porcu, che di Salis fu allievo e stretto collaboratore.
Ma rievocare Francesco Salis significa anche menzionare le benemerenze dell’UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo). Era il lontano 5 dicembre 1947, in pieno dopoguerra, quando l’UNLA fu istituita, avendo come primo presidente un grande statista come Francesco Saverio Nitti, originario della Lucania, una delle regioni italiane più povere ed arretrate – come Carlo Levi descrisse efficacemente in ‘Cristo si è fermato a Eboli‘ – e perciò sempre particolarmente attento ed attivo nel proporre e portare avanti azioni di sviluppo dedicate al “suo” Mezzogiorno. Proprio nel dicembre del 1947 anche lo Stato italiano decise di intervenire in questo ambito, istituendo la Scuola popolare contro l’analfabetismo e dotandola di un iniziale stanziamento di un miliardo di lire. Tuttavia questa scuola aveva finalità di ordine eminentemente pratico: dare un minimo di istruzione a chi, superati i dodici anni, non l’aveva ed insieme un lavoro ai tanti maestri rimasti senza impiego in quel drammatico dopoguerra.
Invece l’UNLA, fin dal principio, con i suoi Centri di cultura popolare, si diede un altro ben più ambizioso obiettivo, per l’epoca rivoluzionario: non più mero recupero scolastico, ma educazione permanente e pienamente inserita nella cultura, nella società, nei mestieri e nelle professioni della comunità in cui ogni Centro operava. Per dirla in soldoni: le persone che frequentavano i centri non erano solo meri fruitori di un servizio, ma veri e propri attori, interagendo con i loro maestri, che della stessa comunità erano parte attiva. Il risultato fu non solo apprendimento ma una vera e propria produzione di cultura.
In questo senso il Maestro Salis può essere considerato un pioniere, uno che aprì nuovi percorsi, i cui risultati ancor oggi si vedono, come il Museo della tecnologia contadina. Infatti i suoi metodi di insegnamento utilizzavano le conoscenze pratiche e le stesse abitudini di vita dei suoi non più giovani allievi sia per facilitarne l’apprendimento sia per dimostrare l’immediata utilità e le possibilità di quei saperi che andava a trasferire. Inoltre Salis non separò mai l’istruzione dalla trasmissione di valori, per esempio attraverso la lettura e il commento di opere in tal senso significative.
Sostenuta anche dai finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno l’UNLA nel 1965 giunse ad avere 90 CCP, di cui però solo due a Milano e uno a Roma.
Nello stesso 1965 furono istituiti i Centri Servizi Culturali, verso i quali furono dirottati i finanziamenti della Casmez, con gestione amministrativa affidata al Formez. Non mancarono le proteste, che portarono il legislatore ad emanare la legge 470/1968. Per quanto riguarda i CSC, che nel 1972 furono “passati” alle regioni, la loro gestione pratica fu affidata ad enti già in possesso di un cospicuo bagaglio di esperienze specifiche, tra cui, ovviamente, la stessa UNLA. Ma questa è un’altra storia.
A proposito dell’UNLA, sia Marcello Marras sia Pinna hanno voluto ricordare l’opera e l’impegno di Anna Lorenzetto, grande pedagogista romana, già dirigente “azionista” dell’UDI – Unione Donne Italiane, e vero e proprio deus ex machina dell’UNLA, della quale fu presidente dal 1964 per oltre quindici anni. La collaborazione tra la Lorenzetto e Salis fu molto proficua e contribuì a fare della stessa Unione un riconosciuto e apprezzato punto di riferimento nazionale ed internazionale per quanto riguarda la formazione degli adulti.