Anche quest’anno ci siamo: domani sarà Natale! La festa della bontà per antonomasia, o, più esattamente, la festa della sua pubblica ostentazione. La festa delle luci e dei colori. La festa del più celebre falso idolo della nostra cultura: Babbo Natale o Santa Claus che dir si voglia. La festa degli alberi addobbati e dei presepi. La festa – perché no? – della speranza individuale e collettiva. La festa delle tante canzoni dedicate, classiche, antiche ma anche contemporanee – Natale vende sempre bene! – . La festa delle tavole imbandite e delle famiglie riunite (sempre meno riunite e sempre meno … famiglia). La festa dei bambini, un segmento in costante diminuzione. La festa degli “Auguri!”, ma de che e perché? Insomma la festa di tante cose, quasi tutte molto “concrete” e delle tante contraddizioni in cui viviamo quotidianamente come singoli e come insieme sociale.
Si obietterà (giustamente): eh, arratz’e scoberta asi fattu! Verissimo, avete ragione. Ma questa lunga e banale premessa mi serve per giungere ad altro.
In questi giorni ho seguito la Novena natalizia. Per me è un appuntamento fisso: lo è stato persino negli anni “meno meno”. La sento particolarmente: per me è un percorso, un tragitto seppur breve ma da compiere ogni anno, un piccolo cammino sacro da fare e rinnovare ogni dicembre. In questo senso è anche una tradizione. Eh, sì proprio una “tradizione”, parola che, oggi, soprattutto in ambito cattolico, non è molto popolare, perché nella fretta di abbracciare una confusa e confondente modernità si sta gettando via tutto, Bambino e acqua sporca. Ma tant’è!
Comunque, osservando la partecipazione alle novene e paragonandola con quella degli anni – ahimè! lontani – della mia infanzia ed adolescenza, non ho potuto non constatare quanto questa sia diminuita! E sì che, tra le celebrazioni religiose, escludendo Pasqua, Natale e qualche rito della Settimana santa, la Novena natalizia è sempre stata uno dei momenti più partecipati. Appunto, è stata! Oggi lo è molto, molto meno.
Eppure di Natale si parla, si canta, si mette in scena, si strombazza, si ascolta di tutto ininterrottamente da Ognissanti in poi (non parliamo dei panettoni diventati “ottobrini”). Eppure c’è il cinema di Natale, addirittura il Cinepanettone, c’è ‘Astro del ciel’, ‘Bianco Natale’, ‘Happy Xmas (War is over)’, ecc., ci sono le strenne, i regali, gli “incarti” e i nastri speciali, le beneficenze, i cori, … Si, ok! Ma chi … manca? Manca il vero protagonista del Natale: Dio!
Proprio ieri, nell’ultima Novena, scorrendo l’elenco dei canti, m’è venuto in mente che non ci sarebbe stato male quel celebre brano sixties gucciniano ‘Dio è morto‘. Allora il bravo cantautore emiliano lo conchiudeva positivamente perché “tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge …”. Ma proprio tutta la parte precedente, che intende(va) sottolineare la tragica e mediocre contemporaneità, illustra ancor oggi bene ciò che è quest’attuale era, quest’evo, in cui l’uomo non guarda più a Dio ma a se stesso, soprattutto nel suo essere “carne”. Dio oggi, quando va bene, è visto come una sorta di sacro cimelio della tradizione e, come tale, degno di esteriore riguardo, di formale riverenza, di cerimoniosa venerazione; e quando va male …
Così, per esempio, se nel nostro Medioevo Dio era al centro di tutto, della cultura, della filosofia, delle arti, delle scienze, della stessa vita quotidiana e purtroppo anche della politica; oggi Dio, almeno nell’Occidente evoluto, è al centro solo dei discorsi e dei libri di atei e/o agnostici, che ne fanno, direttamente o meno, bersaglio pagante dei loro strali, e di qualche ******* politico-propagandistica. Invece i Cristiani, o, più esattamente, quelli che ancora si professano tali, per la maggior parte sono presi dai mille affanni della vita, dalle mille preoccupazioni, ma soprattutto da altrettanti dubbi e cautele. Mi vengono in mente tutti coloro che si preoccupano, ad esempio, della cosiddetta “divisività‘ ” di Cristo, o altri che vedono la Chiesa solo come una grande ONG. Il resto, probabilmente la maggioranza, più semplicemente se ne ricorda ogni tanto guardando i quadrilateri rossi nel calendario. D’altronde in un epoca dominata, dalla culla alla tomba (e anche più in là) dalla tecnica e dalla tecnologia, al posto di Dio c’è lo smartphone!
Amen.
P. s.: volendo anch’io evitare di essere “divisivo” e desiderando ardentemente modernizzarmi, auguro a tutti voi BUONE FESTE!