Nelle ultime settimane diversi conoscenti, sottolineando l’ormai lungo silenzio di questo blog, me ne hanno chiesto il motivo o i motivi. Mi sono permesso di rinviare le spiegazioni, dicendo che avrei scritto qualcosa in proposito. E oggi mantengo la promessa.
Ora ‘Appunti oristanesi‘ è nato per dare spazio e voce a coloro – ahinoi!, sempre meno numerosi – che all’inutile quanto abituale murrungiare preferiscono proporre qualcosa di più meditato, concreto e positivo; per portare all’attenzione iniziative sociali, culturali, persino politiche giudicate interessanti; per far conoscere libri, film, articoli ecc. ritenuti qualitativamente validi, originali o comunque stimolanti e degni di nota.
Purtroppo oggi l’universo web è diventato un enorme coacervo di qualsivoglia cosa, un gigantesco contenitore di confusione e contraddizioni, un intricatissimo labirinto in cui perdersi è facile e da cui sembra più sicuro fuggire. In tutto questo apocalittico chiasso prodotto da miliardi di voci, il pigolio scritto di qualche insignificante e sperduto blogger non può che essere condannato alla più estrema, insignificante marginalità, al più assoluto e inutile anonimato, al di là del favore di pochi amici frequentatori. Da ciò la domanda: ma allora perché perderci ancora tempo ed energie?
Peraltro, l’epoca che stiamo vivendo sembra chiaramente prediligere modi di comunicazione più immediati delle sovente accascianti forme di trasmissione scritta, che comunque costringono chi scrive ad un certo impegno sia a livello di ricerca sia per ciò che riguarda la forma, e chi legge a metterci almeno un minimo di attenzione.
Last but not least, il principale oggetto dell’attenzione di questo blog, cioè Oristano, oggi, per la francamente noiosa ripetitività tematica, ha causato, almeno nello scrivente, una forte stanchezza. Infatti la città dei giudici, prigioniera di un’inesausta inerzia, non riesce più a offrirmi qualcosa di veramente interessante da raccontare, analizzare, studiare. Del resto i suoi problemi ormai li abbiamo imparati a memoria come un tempo il ‘San Martino‘ del vate Carducci.
Allo stesso modo anche quella che molti impuniti continuano a definire “politica” non attira più il mio interesse. Ormai la distanza tra ciò che io penso debba essere la democrazia e ciò che invece adesso è il dibattito politico, la sua qualità e profondità, il livello stesso di chi ne è protagonista nei suoi vari settori, mi pare fin troppo ampia. Anno dopo anno, elezione dopo elezione siamo diventati inermi spettatori di una interminabile rappresentazione propagandistica del genere della commedia dell’arte, dove le maschere sono indossate ora da uno ora dall’altro “leader” (sic!), impegnati, tra la lettura di un sondaggio e la ricerca di “like” nei social, a dire tutto e il suo contrario, tanto quel che dico oggi, domani nessuno se lo ricorda.
Infine, devo ammettere che a una domanda non so dare risposta chiara: la domanda relativa al futuro di questo blog. Vedremo.
A presto.