Tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscere padre Antonio Sconamila e di collaborare alle sue tante iniziative negli anni di sacerdozio qui al Sacro Cuore, quartiere in cui tra l’altro ha trascorso infanzia e adolescenza (è originario di Bosa), hanno sempre voluto sottolineare le sue speciali doti umane, la sua non comune capacità di coinvolgere e fare gruppo, la sua particolare cura e attenzione verso chi si trova in difficoltà. Perciò non sono rimaste particolarmente sorprese dall’apprendere la buona nuova del conferimento a padre Antonio di un importante riconoscimento. Si tratta del ‘Premio Aurelium‘, istituito lo scorso anno dal Municipio Roma XIII Aurelio, per onorare cittadini, associazioni ed enti distintisi particolarmente nell’impegno sociale, culturale e sportivo, contribuendo così alla valorizzazione della loro comunità. In questo caso si tratta del popoloso quartiere romano di Montespaccato, dove padre Antonio, come parroco di Santa Maria Janua Coeli, ha operato per ben nove anni nello scorso decennio, “vero e proprio esempio vivente – come ha sottolineato il numeroso gruppo di cittadini e associazioni che ne ha promosso la candidatura al premio – di quella chiesa in uscita tanto auspicata dal nostro amato Papa Francesco … La sua opera pastorale non si è limitata alla guida spirituale, ma si è tradotta in un impegno concreto, costante, volto a rendere la parrocchia di Santa Maria Janua Coeli e tutto il quartiere di Montespaccato un luogo di accoglienza vera, umana e solidale“. Parole queste che non hanno bisogno di commento, tanto sono chiare!
Il diretto interessato, che tra l’altro proprio quest’anno festeggia il suo giubileo sacerdotale, non è riuscito a nascondere una certa commozione nell’esprimere la sua sorpresa quando ha saputo la notizia, “che mi ha confermato l’affetto rimasto intatto da parte di tante persone che il Signore mi ha fatto incontrare in questa bella e coinvolgente esperienza pastorale dentro una comunità umanamente straordinaria!“.
Padre Antonio ha poi voluto ricostruire proprio questa sua opera pastorale, descrivendo il quartiere: “Montespaccato è uno di quei quartieri della cintura romana, cresciuti rapidamente fin dal secondo dopoguerra per l’arrivo di tante persone prima dal Meridione e poi, nei decenni più recenti, dall’estero, soprattutto dal Nordafrica ma anche dall’est dell’Europa. Oggi ci abitano 40000 persone, tra cui una numerosa comunità musulmana“. Entrando nel merito delle problematiche di quella parte di Roma, padre Antonio ha descritto la situazione sociale come “complessa e che necessita di una particolare attenzione positiva, anche per non lasciare campo libero alla criminalità, che soprattutto in quelle realtà che gli esperti chiamano frontiere umane può trovare terreno buono per imporsi“. A questo proposito ha ricordato la presenza invasiva e deviante a Montespaccato di un paio di organizzazioni malavitose di tipo mafioso, dedite soprattutto al narcotraffico e che stavano prendendo il controllo del quartiere, tanto da appropriarsi persino della locale società calcistica e da danneggiare alcuni locali della parrocchia utilizzati per le attività sociali e aggregative “molto malviste da questa gente“. Ciò almeno fino al giugno 2018, quando una vasta operazione di polizia ha inferto un duro colpo a uno di questi clan e alla sua organizzazione, a cui è stato sottratto anche il controllo della squadra di calcio. “Alla ricostruzione della Montespaccato calcio, che oggi ha almeno mezzo migliaio di tesserati, soprattutto giovanissimi – ha ricordato padre Antonio – abbiamo dato una mano anche noi della parrocchia, collaborando con la ‘Asilo Savoia’, una IPAB [Istituzione Pubblica Assistenza e Beneficenza] della Regione e con il suo programma chiamato ‘Talento e Tenacia’. Mi piace anche dire che il campo sportivo è stato intitolato a una grande figura di sacerdote come Don Pino Puglisi“.
Padre Antonio ha poi voluto ricordare il particolare rapporto di collaborazione costruito negli anni con la locale comunità islamica, “il cui locale adibito a moschea era stato chiuso per motivi di sicurezza, perché abusivo. Il suo Imam ci ha chiesto ospitalità almeno per la preghiera del venerdì. Così il salone della parrocchia ha accolto per diversi anni anche questi nostri fratelli e la loro preghiera, ovviamente con l’impegno da parte loro di non toccare le immagini sacre presenti. Questo ci ha permesso di costruire progressivamente un dialogo e una collaborazione sempre più stretta tanto che, ad un certo punto, proprio gli amici musulmani ci hanno donato due camion di prodotti alimentari per i poveri del quartiere. Ricordo diversi, molto partecipati momenti di preghiera interreligiosa soprattutto per la pace nel mondo e nelle nostre comunità“.
Ovviamente nessuna polemica. “Magari!!! Soprattutto dopo che io e l’Imam siamo apparsi in una trasmissione su Rai Uno, me ne sono state dette … tante! Ma è acqua passata, anche perché quando si è convinti della bontà di ciò che si fa, queste reazioni alla fine lasciano il tempo che trovano“.
E, a proposito delle attività per aiutare chi è in difficoltà, il sacerdote oristanese ha sottolineato l’efficace impegno del locale gruppo ‘Buon Samaritano’, “che a Montespaccato ha fatto e fa tanto per tanti“.
Oggi padre Antonio, nonostante le 75 primavere, è ancora attivissimo, stavolta non nella capitale d’Italia ma nel capoluogo della sua Sardegna. Infatti nel 2023 gli è stata affidata la parrocchia cagliaritana di San Bartolomeo, che già aveva retto dal 1999 al 2008. Sempre in gamba sì ma con tanta nostalgia di Oristano e del Sacro Cuore!
