PRESENTATO IERI AD ORISTANO UN LIBRO SUL RESTAURO DEL DUOMO [ADRIANO SITZIA]

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Dopo un lunghissimo ciclo di lavori, oggi la Cattedrale di Oristano, dedicata all’Assunta, può mostrarsi allo sguardo dei fedeli e dei visitatori, nella sua veste migliore. Il percorso di recupero di tale vasto e articolato edificio sacro, iniziato oltre dieci anni fa e al cui completamento mancano la cupola ed il campanile – per i quali si stanno cercando i finanziamenti – ha concluso ieri una sua importante tappa con la presentazione di un volume collettaneo, che ne illustra le varie fasi, il risultato finale, fornendo altresì importanti informazioni sulla storia dell’edificio: ‘Il restauro del Duomo di Oristano. Storia, arte e architettura della Cattedrale Santa Maria Assunta‘. L’opera, a cura di Patricia Olivo, è stata pubblicata da un editore specializzato, qual è Nardini di Firenze, ieri rappresentato dal suo direttore editoriale, Ennio Bazzoni, peraltro originario di Sassari anche se ormai fiorentino d’adozione.
L’evento, tenutosi nella bellissima sala del Museo Diocesano che ospita il famoso e notevole Dossale trecentesco, una delle più antiche e significative opere pittoriche oggi in Sardegna, è stato presentato ed animato dalla nota conduttrice tv, attrice e cantante Ambra Pintore. Al chairman’s table si sono alternati prima l’Arcivescovo di Oristano, Mons. Carboni, l’ing. Elena Anna Boldetti, attualmente Segretaria Regionale del Ministero della Cultura per la Sardegna, e la collega Monica Stochino, che oggi regge entrambe le Soprintendenze sarde; poi alcuni di coloro che hanno progettato, diretto e curato gli interventi, e cioè la stessa curatrice del volume, la dott.ssa Patricia Olivo, l’ing. Antonella Sanna, l’architetto oristanese Paolo Margaritella, la storica dell’arte dott.ssa Maria Francesca Porcella.
L’arcivescovo arborense, premettendo che “noi non siamo proprietari, bensì custodi degli edifici e dei luoghi sacri“, ha definito il Duomo oristanese, “significativa testimonianza concreta, materiale e visiva di un lungo cammino di fede“, quello della chiesa arborense. Un cammino di almeno un millennio, iniziato con il trasferimento dell’episcopato dalla ormai poco sicura Tharros alla nascente Oristano.
L’alto prelato ha poi voluto rimarcare lo spirito di costante collaborazione tra la Diocesi e le istituzioni che tutelano i suoi tanti beni architettonici ed artistici: un dialogo continuo, proficuo in cui coesistono efficacemente le necessità liturgiche e quelle di una buona conservazione di tali beni, indispensabile per la loro preservazione a vantaggio delle future generazioni.
A questo riguardo l’ing. Stochino ha voluto sottolineare il fatto che i monumenti a maggior rischio per quanto riguarda la conservazione sono proprio quelli poco vissuti, quelli disusati, se non proprio abbandonati.
Elena Boldetti, che il vasto patrimonio culturale sardo conosce molto bene per aver lavorato in Soprintendenza sia a Sassari sia a Cagliari complessivamente per una dozzina d’anni, ha invece posto l’accento sull’importanza di libri come ‘Il restauro del Duomo di Oristano‘, perché “possono trasmettere efficacemente e non solo agli specialisti o ai cultori di tali discipline ma proprio all’opinione pubblica in generale, sia l’importanza della conservazione di un monumento, il suo significato comunitario, sia la passione che ispira chi a questo particolare ed impegnativo compito e funzione si dedica con grande zelo e professionalità“.
Ai dirigenti tecnici che si sono concretamente occupati del restauro, è stato riservato il compito di entrare nel merito dei lavori fatti, delle difficoltà incontrate – in particolare con il Covid, manifestatosi proprio quando, come hanno ricordato Olivo e Margaritella, il cantiere stava muovendo i suoi primi passi – della complessità di dover intervenire in una struttura non omogenea ma molto complessa per fasi, stili ecc., dell’importante lavoro di studio e progettuale che ha condotto ad alcuni specifici interventi e all’adozione di determinate soluzioni, delle stesse criticità dovute alle nefaste infiltrazioni.
Peraltro, proprio grazie a questi lavori, alcune opere del Duomo hanno potuto essere conosciute e apprezzate in maniera molto diversa dal solito. In questo senso Antonella Sanna ha citato il caso dei quattro grandi stendardi secenteschi francesi di Enrico di Lorena conte d’Harcourt, rimossi dal Duomo per poter appunto eseguire i lavori, ed esposti proprio nel Museo Diocesano nella primavera del 2021: “un’esposizione molto apprezzata che ha consentito a tanti di osservare ed ammirare da vicino questi preziosi manufatti e, insieme, di conoscere meglio una importante pagina di storia della città, che non a tutti è nota“.
La dottoressa Porcella infine ha trattato nello specifico la parte decorativa e iconografica della Cattedrale, opera dell’artista marchigiano ma operante a Roma, Ettore Ballerini (1868 – 1942), e svolta secondo uno schema coerente con la dedicazione della chiesa alla Vergine Assunta. La studiosa si è soprattutto soffermata, nei limiti di tempo disponibile, sul significato della simbologia di taluni elementi solo apparentemente decorativi (fiori, stelle ecc.), da inquadrare in quella che ha definito “teologia delle absidi” connessa al momento della celebrazione del mistero eucaristico durante la funzione.
L’evento si è concluso con Ambra Pintore che ha eseguito una particolare versione, cantata e recitata, di ‘Deus ti salvet, Maria‘, molto apprezzata dai numerosi presenti.